SICCITÀ, CRISI IDRICA E CAMBIAMENTI CLIMATICI: IL CIRCOLO LEGAMBIENTE DI TERRACINA ESPRIME PREOCCUPAZIONE SULLA SITUAZIONE DI SICCITÀ NEL SUD PONTINO CON UN LIVELLO DI SEVERITÀ IDRICA ELEVATA CONFERMATO ANCHE NELL’ULTIMA RIUNIONE DELL’OSSERVATORIO SUGLI USI IDRICI COORDINATO DAL MINISTERO DELL’AMBIENTE SVOLTASI IERI 26 LUGLIO. SERVONO NUOVI MODELLI DI USO E CONSUMO DELLA PREZIOSA RISORSA, IL NOSTRO #OROBLU, ED E’ NECESSARIO ATTUARE CON URGENZA INTERVENTI E POLITICHE INNOVATIVE ED ACCELERARE SUI PIANI DI ADATTAMENTO AL CLIMA ANCHE A LIVELLO LOCALE.

Comunicato Stampa n.51                                                    27.7.2017

Anche in Italia iniziano a essere ormai sempre più evidenti gli effetti dei cambiamenti climatici. L’emergenza siccità che sta continuando a colpire da nord a sud tutta la Penisola ci ricorda ancora una volta che il clima sta già cambiando con fenomeni metereologici estremi che ormai aumentano di anno in anno, come le recenti grandinate di luglio, causando danni all’ambiente, a settori strategici come l’agricoltura, la pesca e il turismo, e soprattutto mettendo in pericolo la salute e la vita delle persone. Legambiente è in prima linea sulla stampa e in televisione per denunciare la gravità della situazione ma anche per attuare nuovi modelli di uso e gestione della preziosa risorsa, anche definendo incentivi e nuove regole: http://lanuovaecologia.it/emergenza-siccita-la-denuncia-legambiente/

Il bollettino rosso di queste ultime settimane è davvero preoccupante: caldo record, assenza di piogge con i 2/3 dei campi coltivati lungo la Penisola a secco. Ormai ammontano già ad oltre 2 miliardi, secondo un’analisi Coldiretti, i danni provocati a coltivazioni e allevamenti. Al momento hanno richiesto lo stato di calamità già sei regioni: Toscana, Lazio, Campania, Emilia Romagna, Calabria e Sardegna. La dichiarazione dello stato di eccezionale avversità atmosferica sarà formalizzata dopo la definitiva approvazione del d.l. Mezzogiorno. Lo stato di calamità attiva il fondo di solidarietà nazionale, con strumento come la sospensione delle rate dei mutui e del pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico delle imprese agricole danneggiate e accesso al Fondo per il ristoro danni.

cambiamenti climaticiAnche nel Lazio la situazione è grave, l’Osservatorio permanente sugli usi idrici, coordinato dal ministero dell’Ambiente e dall’Autorità di Distretto dell’Appennino Centrale, si è riunito in varie occasioni nelle scorse settimane portando il problema della siccità da un livello di severità idrica media ad un livello di severità idrica alta. Una decisione presa con particolare riferimento alla difficile situazione del lago di Bracciano ma non solo. Si evidenzia, nella comunicazione dell’osservatorio, come anche la provincia di Latina e Frosinone presentino carenze idriche, rispetto alla media, che vanno dal 20% al 70%. Un dato confermato da un’ulteriore analisi presentata nei giorni scorsi da Legambiente nel dossier Goletta dei Laghi. Per i Comuni del Lazio in cui sono presenti i laghi, si registrano a giugno 2017 valori di mm caduti di pioggia ridotti dell’80% rispetto ai massimi registrati negli anni precedenti, per Albano, Nemi, Canterno e Fiuggi, e fino all’85% nella zona di Bracciano, Trevignano e Bolsena.

Nell’ultima riunione dell’Osservatorio Sugli Usi Idrici svoltasi il 26 luglio, presso la sede dell’Autorità di distretto dell’Appennino centrale, le Regioni del Distretto hanno illustrato la situazione di severità idrica in atto sul proprio territorio. Il quadro di severità idrologica è confermato elevato, sulla base dell’aggiornamento dei dati al 24 luglio 2017. È confermato il livello di severità idrica elevata per il Lazio dove con riferimento alla crisi idrica dell’ATO 2 Lazio Centrale, la Regione Lazio ha confermato che è in corso un confronto con il Comune di Roma ed il gestore ACEA ATO 2 SpA, si stanno verificando tutte le possibili soluzioni al fine di trovare un punto di equilibrio tale da assicurare un accettabile livello di servizio per i cittadini, mitigando quanto più possibile i disagi, anche a tutela degli aspetti igienico-sanitari ed ambientali. Già calendarizzata la prossima riunione per il 4 agosto alle ore 10. Anche in questa occasione, le regioni del distretto dell’Appennino centrale, dovranno anticipare un’approfondita relazione dell’evoluzione della situazione idrica e fornire un rapporto sull’efficacia delle azioni emesse in campo.

Il cambiamento climatico impone un radicale cambiamento soprattutto nella gestione della risorsa idrica, occorre cambiare velocemente passo altrimenti ci si ritroverà in tempi brevi con riserve vuote ed ecosistemi acquatici danneggiati in maniera irreversibile. Risulta infatti evidente come, con il passare degli anni, i giorni di pioggia diminuiscono, con un’evidenza delle conseguenze del cambiamento climatico in atto che anno dopo anno rende sempre più complessa la gestione della risorsa idrica, limitandone la disponibilità e favorendo il verificarsi di eventi estremi (alluvioni, allagamenti, intensi temporali, grandinate). Uno scenario questo con cui dovremo fare sempre più i conti, ma servono validi strumenti, che ad oggi però sono ancora carenti, come i Piani di adattamento, a livello nazionale, a scala di bacino idrografico e a livello locale e di aree urbane. Ma al tempo stesso la condizione in cui ci ritroviamo obbliga a ripensare drasticamente il modo in cui gestiamo, consumiamo e utilizziamo l’acqua, rendendo quindi prioritari, nella nostra regione, alcuni interventi e politiche fortemente innovative e di rottura rispetto al passato:

Innanzitutto sul fronte dell’agricoltura, prima vittima di questa emergenza siccità, serve iniziare un dibattito nazionale sull’acqua agricola e sull’acqua nel cibo. A livello nazionale l‘acqua per l’uso agricolo e l’allevamento è pari al 60% del consumo, il consumo industriale ed energetico ammonta al 22% , e quello domestico potabile solo al 18%!. Quindi, discutere e dibattere di acqua domestica in Italia, durante una crisi idrica, significa discutere del 18% della questione. La maggior parte delle motivazioni di questa crisi idrica sono agricole, ed il vero problema non è l’acqua che beviamo, ma è l’acqua che “mangiamo” (l’acqua contenuta nei cibi). E questo perché per arrivare a servire in tavola una bistecca abbiamo bisogno di utilizzare oltre 4 mila litri di acqua.

Occorre poi ripensare ad una riconversione del sistema di irrigazione dei terreni agricoli (quasi totalmente fondato sulla modalità ad aspersione o a pioggia), puntando a sistemi di micro-irrigazione e a goccia, che possono garantire almeno il 50% del risparmio di acqua utilizzata e ragionare sugli scenari futuri di riconversione agricola verso colture meno idro-esigenti, o comunque adeguate alle condizioni climatiche e alle disponibilità idriche del territorio. Ad un’analisi più attenta troveremo dei paradossi indicibili sul nostro territorio. Guardiamo la produzione dei kiwi nella Pianura Pontina, una coltura idrovora che non appartiene alla nostra realtà agricola.

Infine è necessario rivedere completamente il sistema di tariffazione degli usi dell’acqua (il costo idrico spesso è basso per la fascia agricola, e questo non costituisce sicuramente un disincentivo alla spreco) con un sistema di premialità e penalità che valorizzi le esperienze virtuose. Serve dare incentivi veri e sensati agli agricoltori che hanno un ruolo decisivo nel superamento di questa crisi.

– E’ fondamentale poi adeguare le condutture idriche. È impensabile procedere con questi livelli di captazione di laghi e fiumi quando la dispersione idrica degli acquedotti laziali è altissima: secondo i dati di Ecosistema Urbano 2016, il completo Rapporto Annuale di Legambiente sulle Aree Urbane, l’acqua che si perde nelle tubature è il 44,4% a Roma, il 53,8% Rieti, il 67,0% a Latina e addirittura il 75,4% Frosinone. In pratica oltre la metà dell’acqua di sorgente o prelevata da altri corpi idrici, come dimostra il caso di Bracciano, che entra negli acquedotti, si disperde prima di essere utilizzabile per usi civili. Va quindi affrontato e risolto con piani di investimento consistenti il problema della dispersione idrica di una rete di captazione, adduzione e distribuzione che fa acqua da tutte le parti (e non è un gioco di parole), la questione delle eccessive captazioni idropotabili e il sovra sfruttamento della risorsa idrica che rischiano di produrre disastri ambientali inimmaginabili ed irreversibili.

– Poi bisogna intervenire sull’uso e il consumo di acqua nelle città (con un cambio degli stili di vita per evitare gli sprechi eccessivi) che è alle stelle con 165 litri al giorno per abitante a Roma, seguono Rieti (152 l/ab/gg), Latina (143 l/ab/gg) e Frosinone (125 l/ab/gg). E’ fondamentale inserire sempre di più la voce del risparmio idrico all’interno dei regolamenti edilizi. Molti comuni già lo stanno facendo obbligando e/o incentivando azioni come le cassette wc a doppio scarico e l’utilizzo dei riduttori di flusso. Una buona pratica che fa bene e che andrebbe replicata su tutto il territorio. Mettere in pratica azioni per il risparmio della risorsa idrica nelle case (attraverso la raccolta della pioggia e la separazione, trattamento e riuso delle acque grigie), adottare dei regolamenti edilizi per la riqualificazione degli edifici anche dal punto di vista idrico sono scelte obbligate e fondamentali, per una concreta politica di tutela della risorsa. Ma soprattutto sono interventi a basso costo, da parte delle amministrazioni, che consentono da subito risultati concreti. In questo senso va nella giusta direzione la nuova “Legge sulla Rigenerazione Urbana e Recupero Edilizio” della Regione Lazio che mette in campo premialità connesse proprio all’adozione di tecnologie per il recupero e riuso delle acque meteoriche, durante gli interventi edilizi che lo permettano.

– Inoltre per ridurre i prelievi di acqua e gli scarichi nei corpi idrici ricettori, occorre praticare il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura, così come nell’industria e sul piano della gestione della risorsa è necessario che la Regione Lazio metta in campo politiche indirizzate verso la tutela, il risparmio e l’efficienza nell’uso dell’acqua. Oggi i nuovi Piani di gestione a livello di distretto idrografico, calati poi nei PTA (piani di tutela delle acque regionali), devono prevedere strumenti concreti che si trasformano in piani di gestione locale, indirizzati al risparmio e alla tutela quantitativa della risorsa idrica.

-Infine occorre rendere sempre più efficace il sistema dei controlli preventivi da parte degli enti locali e di quelli repressivi da parte delle forze dell’ordine, dei prelievi abusivi di acqua dalle aste fluviali e dalle falde, così come occorre aggiornare il censimento dei pozzi di prelievo idrico ed irriguo.

In sintesi, è necessario cambiare rapidamente paradigma e passare dal concetto di un’acqua unica (risorsa infinita e prevalentemente potabile) utilizzata per tutti gli usi ad un concetto di molti tipi di acqua (risorsa finita e da riutilizzare al massimo) ognuno per un uso diverso (per bere, per innaffiare, per la doccia, per il bagno, per lavare in casa, per cucinare, per lavare le macchine in città, per l’agricoltura, per l’allevamento, per l’industria, etc.). Acque diverse per usi diversi o anche la stessa acqua recuperata ed utilizzata più volte per usi diversi, riservando la preziosa acqua potabile esclusivamente agli usi per la quale è indispensabile.

Anche la provincia di Latina risulta tra quelle maggiormente colpite dalla siccità e dalla crisi idrica, con acqua a singhiozzo e disagi in mezza provincia pontina con giornate difficili che sono state e sono tuttora vissute principalmente nei comuni del  sud pontino (Minturno, Scauri, Formia Gaeta, Fondi, Castelforte, Itri, Spigno Saturnia e Santi Cosma e Damiano) ma anche dei Monti Lepini (Priverno, Maenza, Roccagorga) con una riduzione dal 30% al 50% della disponibilità complessiva rispetto al fabbisogno idrico minimo stimato per il periodo luglio-agosto (dati Acqualatina 2017). Nell’ultima riunione del 26 luglio scorso dell’Osservatorio Permanente Sugli Usi Idrici coordinato dal Ministero dell’Ambiente, i rispettivi Enti d’Ambito Territoriale Ottimale, della Provincia di Latina e di Frosinone, hanno segnalato una crescente situazione di preoccupazione che sta interessando la disponibilità delle risorse idriche ad uso potabile, anche qui a causa della drastica riduzione della portata in alcune delle principali fonti di approvvigionamento. Oltre alle ordinarie manovre di regolazione della pressione, chiusure notturne e a volte diurne per permettere il riempimento dei serbatoi e la ricerca e riparazione delle perdite di maggiore entità, è in atto un piano di emergenza che, stoppata l’installazione dei dissalatori a Formia e ora anche a Ventotene (il cui impatto ambientale specifico merita di essere approfondito con studi e periodi significativi di sperimentazione in loco non certo compatibili con i tempi dell’emergenza), prevede l’approvvigionamento di acqua potabile con navi cisterna dal porto di Napoli per le isole di Ponza e Ventotene e per le città del Golfo di Gaeta, l’impianto di potabilizzazione nell’area industriale Panapesca a Gaeta e il ripristino di alcune fonti che erano state abbandonate nel tempo. Andrebbe anche valutata la possibilità di costruire by-pass veloci con reti idriche di ATO confinanti che hanno disponibilità di risorsa idrica.

Il nostro territorio di Terracina, alimentato dalle imponenti sorgenti di Ponticelli e di Colle Francesconi, è stato oggetto, negli anni, di una maggiore attività di ricerca delle perdite fisiche con consistenti interventi di rifacimento della rete di distribuzione da parte del Gestore che, uniti ad un uso più accorto della risorsa idrica, sembrano per ora tenerlo fuori dalla crisi.

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Atlante delle Sorgenti della Provincia di Latina – la sorgente di Ponticelli che alimenta la città di Terracina

“Il modello attuale di gestione delle ATO con i comuni che detengono il 51% e le società private (molte francesi) con il 49% non sembra sicuramente quello più adatto in questo quadro di riferimento di siccità e crisi idrica che è destinata purtroppo ad aggravarsi nei prossimi anni a causa dei cambiamenti climatici. In alcuni casi gli Enti Pubblici non vogliono, in altri non hanno le competenze per controllare i Gestori privati, in altri non sono in grado (per le dinamiche politiche) di mantenere gli impegni presi di medio-lungo (si veda il caso del dissalatore di Ventotene) sui piani industriali di intervento. Per quanto riguarda il nostro ATO4, esiste un piano, approvato con Deliberazione n. 17 del 20/12/2016 dalla Conferenza dei Sindaci e dai Presidenti dell’Ato4  denominato “Nuove Risorse”, che aveva dato il via a una serie di interventi di Recupero Dispersioni Fisiche con uno stanziamento di 70 milioni di euro, ma non è stato sufficiente alla luce dei gravi abbassamenti di falda associati ad un grave calo delle piogge pari a circa il 50% rispetto all’estate del 2013, e siamo già ad un Piano Straordinario di emergenza con una richiesta, da parte del Gestore Acqualatina, di incrementare gli investimenti sulla rete di almeno 150-160 milioni di euro nei prossimi 15 anni (che traguarda un Obiettivo di Perdite Fisiche al 2032 del 35%), rispetto a quelli già approvati, con un impegno ulteriore di circa 10 milioni di euro l’anno che risulterebbe però insostenibile per la tariffa attuale ATO4 (Dati Acqualatina 2017). Non si ha invece notizia dell’attuazione della importante legge della Regione Lazio n.5 del 2014 “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque” che prevede, attraverso il piano di sicurezza delle acque destinate al consumo umano (art. 4 bis), anche misure di governo, prevenzione e risoluzione sistematica e non emergenziale delle problematiche. Per le interruzioni di servizio e di comunicazione e i conseguenti disservizi è stata nel frattempo promossa una class action nei confronti di Acqualatina per il riconoscimento dei diritti degli utenti in relazione alla somministrazione di acqua, e sono stati presentati altri esposti, come quello recente e completo dell’Associazione Pendolari Stazione Minturno Scauri e della Confconsumatori – Federazione Provinciale Latina considerando che la legge regionale evidenzia all’art. 2 che “la disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua potabile, in attuazione dei principi costituzionali, sono garantiti in quanto diritti inalienabili e inviolabili della persona”.  Visto il quadro critico di riferimento che si prospetta nei prossimi anni e gli enormi investimenti necessari per risanare la rete idrica andrebbe ripreso invece l’indirizzo espresso dal referendum sull’acqua del 2011 e fedelmente riportato nella legge regionale L.R. del 4 Aprile 2014, n. 5, andando verso una gestione dell’acqua (bene comune naturale e diritto umano universale) completamente pubblica con società gestite dallo stato che reinvestono i guadagni nella manutenzione della rete invece che convertirli in dividendi per gli azionisti privati e pubblici come avviene oggi. Questo si può fare, ci sono già esempi di aziende pubbliche virtuose in Italia, ad esempio a Milano dove una azienda pubblica offre un ottimo servizio ai cittadini ed ha reso Milano la metropoli europea con la più alta percentuale di raccolta differenziata. Certo lo Stato non deve abdicare alla sua funzione di indirizzo e di controllo e soprattutto bisogna evitare ogni tentazione politico-clientelare” dichiara Anna Giannetti Presidente del circolo Legambiente di Terracina.

“Anche il nostro territorio ha risentito negli ultimi anni in modi diversi degli impatti dei cambiamenti climatici con danni causati da eventi meteorici particolarmente intensi che provocano siccità, frane e dissesti o piene dei corsi d’acqua, eventi che accadono con frequenza ed intensità crescenti e che non è più possibile far rientrare nella categoria delle “calamità” o della “fatalità non prevedibile” ma è necessario avviare piuttosto una riflessione seria e sistematica su come prevenire gli impatti causati e su come “adattare” il nostro habitat ad un clima che è cambiato e che è destinato, nei prossimi anni, certo a non migliorare.

Dobbiamo avviare, soprattutto a livello locale, una seria valutazione delle vulnerabilità del nostro territorio (uso e consumo del suolo, siccità, consumo di acqua e sistema idrico, ondate ed isole di calore, eventi estremi di pioggia e rischio idrogeologico), dei rischi (incendi, frane, alluvioni, allagamenti, carenza idrica, etc) e dei danni (rilevanti a settori importanti come l’agricoltura, l’industria e il turismo, all’ambiente, alle infrastrutture) e questo è possibile dal 2015 attraverso il nuovo Patto dei Sindaci che con il PAESC mira a definire a livello locale non solo la strategia di mitigazione (abbassare le emissioni di CO2 in chiave energetica per limitare l’innalzamento della temperatura terrestre), come in precedenza, ma anche la strategia di adattamento (adattare i territori ai cambiamenti climatici già in atto). Occorre definire una pianificazione territoriale puntuale (Piano di Adattamento al Clima), a livello comunale o anche a livello di distretto territoriale accorpando più Comuni, definendo obiettivi, strategie ed azioni di intervento, riportando con urgenza questi temi al centro delle politiche di governo della città e del territorio ma anche assegnando responsabilità precise ed obiettivi chiari agli Enti coinvolti, creando e diffondendo una nuova cultura basata sull’adattamento climatico, sviluppando una nuova economia che punti concretamente su innovazione e sostenibilità.

Certo c’è bisogno di soldi per intervenire su un territorio già fortemente provato, e spesso ci sentiamo dire che i soldi non ci sono. I soldi, forse non c’è ne sono molti, ma quelli che ci sono dobbiamo spenderli bene, vanno cambiate le priorità cominciando ad investire sulla cura del territorio e su una corretta manutenzione della rete idrica, delle strade, dei ponti (vedi gli enormi problemi generati dalla interruzione, per cause strutturali, del Ponte sul Sisto tra Terracina e San Felice Circeo), delle ferrovie e delle altre infrastrutture vitali piuttosto che continuare a pensare a nuovi grandi opere, spesso inutili, destinate a consumare ed impermeabilizzare altro suolo. Secondo la Commissione Europea, il costo minimo di un mancato adattamento ai cambiamenti climatici a livello europeo andrebbe dai 150 miliardi di euro all’anno nel 2025 ai 300 miliardi di euro all’anno nel 2050. Insomma, quello che non spendiamo oggi, per proteggere il nostro territorio, lo pagheremo salato negli anni a venire” afferma l’ing Gabriele Subiaco Vicepresidente e Responsabile scientifico del Circolo Legambiente di Terracina.

Legambiente è la più grande organizzazione ambientalista italiana con oltre 115.000 tra soci e sostenitori, 1.000 gruppi locali, 30.000 classi che partecipano a programmi di educazione ambientale, più di 3.000 giovani che ogni anno partecipano ai nostri campi di volontariato, oltre 60 aree naturali gestite direttamente o in collaborazione con altre realtà locali. Grazie ai suoi 1.000 circoli è l’associazione ambientalista più diffusa in Italia col privilegio di essere presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale, lì dove i fatti avvengono e le persone operano, mettendo in pratica valori e ideali. Tratto distintivo dell’associazione è l’ambientalismo scientifico, ovvero la scelta di fondare ogni progetto in difesa dell’ambiente su una solida base di dati scientifici, uno strumento con cui è possibile indicare percorsi alternativi concreti e realizzabili.

APPROVATA LA LEGGE PER LA RIGENERAZIONE URBANA E IL RECUPERO EDILIZIO NEL LAZIO. IL CIRCOLO LEGAMBIENTE DI TERRACINA, CHE AVEVA GIA’ ISTITUITO UN ANNO FA A TERRACINA IL PRIMO LABORATORIO DI RIGENERAZIONE URBANA DEL LAZIO, E’ IN PRIMA LINEA PER L’ATTUAZIONE VIRTUOSA DELLA LEGGE NEI COMUNI DELLA RIVIERA DI ULISSE. IL LABORATORIO, ISPIRANDOSI ALLA NUOVA LEGGE, DEFINISCE I CRITERI DI INTERVENTO ORGANICI PER LA ZONA PORTUALE E L’AREA DEL MOLO DI TERRACINA.

Comunicato Stampa n.50                                                                     15.7.2017

Lo scorso 11 Luglio è stata finalmente approvata dal Consiglio Regionale del Lazio la legge n.365 per la rigenerazione urbana e il recupero edilizio. La legge, dopo la scadenza del piano casa il primo giugno scorso, è partita da un’iniziativa presentata dall’Assessore Michele Civita con l’obiettivo di superare le norme transitorie e derogatorie contenute nel piano casa con nuove disposizioni legislative ordinarie. Tra le misure previste, premialità con incremento di volumi o superfici (si arriva, in alcuni casi, fino al 40 per cento), ma anche delocalizzazioni e cambi di destinazione d’uso. La legge disciplina i programmi di rigenerazione urbana, gli “ambiti territoriali di riqualificazione e recupero edilizio”, gli interventi per il miglioramento sismico e l’efficienza energetica, nonché i cosiddetti interventi “diretti”, ma anche norme per il “riordino funzionale” degli stabilimenti balneari, tanto marittimi che lacuali, nel rispetto della disciplina paesistica e ambientale. Ai Comuni è affidato poi un ruolo centrale nella scelta e nella valutazione degli interventi.

“Un provvedimento che finalmente restituisce protagonismo ai Comuni e alle realtà territoriali con l’intento di rilanciare il settore edilizio, senza ulteriore consumo di suolo e crescita incontrollata della città, tenendo conto dell’interesse pubblico e del rischio sismico, idrogeologico, dei cambiamenti climatici, per rendere le città resilienti e vivibili” commenta Cristiana Avenali, Consigliere regionale promotrice di molti degli emendamenti alla legge proposti ed approvati, recependo le proposte delle associazioni ambientaliste (Legambiente in primis), degli ordini professionali e del mondo universitario, con l’obiettivo di migliorare la legge.

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Il Circolo Legambiente Terracina, già a settembre 2016, istituiva il primo Laboratorio di Rigenerazione Urbana Sostenibile, in collaborazione con Legambiente Lazio e il circolo tematico nazionale Legambiente “Città invisibili” dedicato alla rigenerazione urbana. Il Laboratorio si era subito fatto promotore di una proposta all’Amministrazione Comunale di Terracina per uno studio di un progetto pilota finalizzato alla redazione di un Piano Integrato di rigenerazione urbana del Territorio Costiero del Levante di Terracina, comprendente il sito dell’”Ex-depuratore di Via delle Cave” e l’”Area archeologico-naturalistica di Pisco Montano connessa alla valorizzazione del Parco Archeologico Nazionale dell’Appia Antica nella sua variante costiera (detta Traianea)” ma anche il “Parco del Montuno”, “il Mercato della Marina”, l’”Anello Ciclopedonale di Levante”, la “Valorizzazione della Sorgente Acqua Magnesia” e tutta l’”Area Portuale” e la redazione di linee guida per la rigenerazione urbana, identificando interventi-tipo e individuando criteri standard di sviluppo e gestione sostenibile da replicare anche in altre aree. Il Laboratorio aveva poi portato a termine il progetto di rigenerazione urbana del Parco del Montuno, presentato in Conferenza Stampa già a fine settembre, e una idea progettuale di rigenerazione dell’antico Mercato della Marina anch’esso presentato nel corso di una Assemblea Pubblica a gennaio scorso, e dall’inizio dell’anno, insieme a Legambiente Lazio e al Circolo tematico “Città Invisibili”, ha seguito in modo costante tutto l’iter della legge, comprensivo di tutti gli emendamenti, soprattutto quelli in linea con le esperienze territoriali del Circolo, colloquiando con le strutture regionali.

“Abbiamo creduto fin dall’inizio in questo approccio, creando già un anno fa, a Terracina, da veri innovatori e anticipando di quasi un anno la legge, il primo Laboratorio di rigenerazione urbana sostenibile del Lazio e applicandolo a progetti importanti (i cosiddetti interventi-tipo) quali quello del Parco del Montuno e del  Mercato della Marina, ma anche quello di valorizzazione della Sorgente dell’Acqua Magnesia, connesso al nostro progetto di Balneabilità della Costa di levante e di Potabilità delle acque sorgive costiere, recentemente menzionato anche nel corso della nostra Tappa di Terra di Goletta Verde 2017. Il Circolo, con il suo Laboratorio, da mesi sta lavorando per elaborare una visione organica di sviluppo territoriale ispirata alla novità della rigenerazione urbana e oggi, con la legge ormai approvata, saremo in prima linea nella applicazione di metodi e criteri connessi, con tutte le Amministrazioni e gli Enti locali più sensibili e i Parchi nazionali e Regionali della provincia, non sottovalutando mai che le aree e gli interventi di rigenerazione urbana costituiscono priorità per l’attribuzione dei fondi strutturali europei e dei fondi nazionali a sostegno delle attività di riqualificazione e rigenerazione urbana, economica e sociale, come dimostrato dalla recente approvazione del progetto “Latina anche città di mare – Volano di riqualificazione urbana” fortemente voluto dagli assessori al Governo del Territorio e alla Programmazione Europea, Gianfranco Buttarelli e Cristina Leggio della Giunta Coletta, per cui è stato chiesto ed ottenuto il massimo del finanziamento previsto per i comuni capoluogo di provincia, ovvero ben 18 milioni di euro” dichiara Anna Giannetti Presidente del Circolo Legambiente di Terracina.

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Foto by Andrea Longo

“Pur non essendo la legge approvata, la legge “perfetta” sulla rigenerazione urbana, oggi abbiamo finalmente uno strumento legislativo regionale che consente di attuare progetti integrati e una progettazione partecipata del territorio pensata specificamente per la rigenerazione di aree abbandonate o degradate come, ad esempio, la “Zona portuale e l’area del molo di Terracina” contemperando gli interessi di tutti, pubblici privati e forze sociali, avendo la possibilità concreta anche di accedere a fonti di finanziamento strutturali europei. Certo che, al di là di quelle che sono le destinazioni d’uso attuali o future ipotizzate per l’area e le loro motivazioni, dobbiamo avere prima ben chiari quelli che sono i criteri ispiratori della progettazione e cioè quello di accrescere la sostenibilità ambientale delle opere e degli interventi, incrementando il verde ma anche utilizzando materiali biocompatibili e processi costruttivi ispirati a strumenti di certificazione accreditati (es. il protocollo Itaca); diminuire o azzerare il consumo di suolo, con strutture più dense che limitino le superfici non permeabili, evitando l’uso di distese di asfalto o cemento per realizzare strutture (es. parcheggi) utilizzati magari solo due o tre mesi l’anno; predisporre il potenziamento dei servizi perchè spesso la progettazione si concentra solo sul tema infrastrutturale trascurando il tema fondamentale dei servizi, che invece andrebbero pensati e progettati al pari delle infrastrutture (e parliamo non solo di quelli specifici legati alla funzione dell’area portuale ma anche dei servizi di base come quelli igienici, l’illuminazione e i servizi informativi assolutamente inesistenti o carenti nell’area). Inoltre, aspetto critico fondamentale, dobbiamo garantire una mobilità intermodale sostenibile (una zona portuale è per sua natura uno snodo (hub) intermodale), considerando i vincoli posti dalla viabilità attuale nella realizzazione delle opere e nella predisposizione dei servizi e sicuramente da questo punto di vista la sponda destra del Canale di Navigazione è l’area più penalizzata, ma soprattutto la zona andrebbe gestita come nodo centrale all’interno della rete dei trasporti locale (per facilitare la connessione con le altre zone della città ma anche con i paesi vicini) e con collegamenti veloci (navette elettriche) con l’unico reale snodo (hub) alla rete ferroviaria nazionale (la stazione di Monte S. Biagio, peraltro a breve opportunamente ridenominata Terracina-Mare), su cui è allo studio, da parte dei Circoli Legambiente attivi del Sud Pontino e di Legambiente Lazio, una proposta complessiva di riorganizzazione del trasporto pubblico-privato locale (bici, auto, treno, traghetti per le isole) che possa favorire nuove politiche di espansione turistica e che possa garantire la vivibilità della tratta per il pendolarismo e che possa essere più vicino alle moderne istanze di multimodalità ed ecocompatibilità. La zona portuale deve inoltre diventare anche il punto di partenza e terminale di quella che è la rete di piste ciclopedonali per la mobilità dolce e dei servizi di car e bike sharing associati” dichiara l’ing. Gabriele Subiaco Vicepresidente e responsabile del Laboratorio di Rigenerazione urbana sostenibile di Legambiente, annunciando a breve una conferenza di presentazione della Legge regionale anche a Terracina.

Legambiente è la più grande organizzazione ambientalista italiana con oltre 115.000 tra soci e sostenitori, 1.000 gruppi locali, 30.000 classi che partecipano a programmi di educazione ambientale, più di 3.000 giovani che ogni anno partecipano ai nostri campi di volontariato, oltre 60 aree naturali gestite direttamente o in collaborazione con altre realtà locali. Grazie ai suoi 1.000 circoli è l’associazione ambientalista più diffusa in Italia col privilegio di essere presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale, lì dove i fatti avvengono e le persone operano, mettendo in pratica valori e ideali. Tratto distintivo dell’associazione è l’ambientalismo scientifico, ovvero la scelta di fondare ogni progetto in difesa dell’ambiente su una solida base di dati scientifici, uno strumento con cui è possibile indicare percorsi alternativi concreti e realizzabili.

 

 

Dopo l’annuncio nella recente Tappa di Terra di Goletta Verde a Terracina il 5 luglio scorso, è stata lanciata ieri la nuova campagna di Legambiente #NoRifiutinelWC, sviluppata in collaborazione con Ogilvy Change. Il Circolo Legambiente Terracina “Pisco Montano” sostiene la campagna che chiede la immediata messa al bando dei cotton fioc e ribadisce il ruolo strategico di Terracina e delle sue spiagge per l’attuazione delle campagne nazionali e internazionali per il monitoraggio, la prevenzione e la riduzione delle plastiche a mare.

Comunicato stampa n.49                                                                           9.7.2017

Ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono dritti nei mari e negli oceani del mondo e di questi una  percentuale tra l’80% e il 90% di questi rifiuti è plastica. In 46 spiagge monitorate trovati quasi 7mila cotton fioc, in pratica due ogni passo tra la sabbia. Il 10% dei rifiuti presenti sulle spiagge italiane proviene dagli scarichi dei nostri bagni: blister, tamponi e assorbenti, medicazioni, deodoranti per wc, contenitori per le lenti a contatto. Rifiuti buttati nel wc che raggiungono il mare, anche a causa di sistemi di depurazione inefficienti, minacciando la fauna marina. Il 9% di questi rifiuti spiaggiati è costituito da bastoncini per la pulizia delle orecchie che vengono buttati nei Wc. In sole 46 spiagge lungo la penisola sono stati trovati quasi 7mila cotton fioc (monitorate da Legambiente tra il 2016 e il 2017 con l’indagine Beach Litter), in pratica due bastoncini per le orecchie ogni passo tra la sabbia.

 

Il nostro Paese era già intervenuto legislativamente su questo aspetto. Infatti I bastoncini per la pulizia delle orecchie non biodegradabili erano stati banditi dall’art. 19 della legge 93/2001, salvo essere poi riabilitati, in seguito ad una sentenza della Corte di giustizia europea del 2005 per motivazioni tecnico-normative, ma oggi, alla luce dell’esperienza positiva del bando sui sacchetti di plastica non compostabili vigente in Italia, e ora esteso anche in diversi Paesi europei e del Mediterraneo, e la maggiore conoscenza del problema ambientale causato dalla dispersione dei cotton fioc, specialmente nell’ambiente marino e costiero, non sia più rinviabile una disposizione normativa che tenga insieme la messa al bando dei cotton fioc di plastica non compostabili e al tempo stesso promuova l’obbligo di una migliore e più chiara informazione sullo smaltimento dei prodotti ad uso sanitario da apporre sulle confezioni stesse.

 

Nasce per questo la campagna #NoRifiutinelWC, sviluppata da Legambiente e Ogilvy Change, la unit di Ogilvy & Mather che applica gli studi scientifici di economia comportamentale, psicologia cognitiva e psicologia sociale nella realizzazione di interventi finalizzati a orientare positivamente i comportamenti e le decisioni delle persone. Lo scopo della nuova campagna sociale è stimolare il cambiamento spontaneo e permanente di abitudini in un piccolo gesto quotidiano che, tuttavia, può contribuire ad arginare un problema di portata globale come il marine litter: si calcola, infatti, che ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono dritti nei mari e negli oceani del mondo e di questi una percentuale tra l’80% e il 90% di questi rifiuti è plastica www.norifiutinelwc.it  https://goo.gl/caY1sD.

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 Il lancio della campagna è avvenuto in occasione del viaggio della Goletta Verde, la storica imbarcazione di Legambiente che da oltre 30 anni per monitorare le qualità delle acque marine e la presenza di rifiuti in mare, ma anche per denunciare le illegalità ambientali, l’inquinamento, la scarsa e inefficiente depurazione dei reflui, le trivellazioni di petrolio, le speculazioni edilizie e la cattiva gestione delle coste italiane. Il viaggio di Goletta Verde quest’anno diventa ancor più prezioso e importante dopo la conferenza mondiale degli Oceani all’Onu dove Legambiente ha presentando un focus sul Mediterraneo. Da anni Legambiente sta, infatti, studiando grazie ai suoi volontari questo problema (www.legambiente.it/marinelitter): monitorando centinaia di spiagge e chilometri di mare per comprendere meglio la fonte dei rifiuti marini; facendo analisi sulla riciclabilità delle plastiche disperse in mare e in spiaggia; indagando la presenza di microplastiche nei mari e nei laghi italiani. Una grande esperienza di citizen science riconosciuta a livello mondiale.

 

“Il Circolo di Terracina, dopo aver partecipato in modo continuativo alle indagini su #Beachlitter e #MarineLitter negli anni scorsi, promuove e sostiene convintamente la campagna #NoRifiutinelWC già preannunciata nel corso del convegno e conferenza stampa tenutasi a Terracina il 5 luglio scorso “Goletta Verde 2017 a Terracina – Tappa di Terra: la qualità delle spiagge e del mare per un turismo sostenibile”, dichiara Gabriele Subiaco Vicepresidente e Responsabile Scientifico del Circolo Legambiente Terracina “Pisco Montano”.-, andando a rafforzare il nostro ruolo di sito pilota per il monitoraggio, la prevenzione e la riduzione delle plastiche, come già nel contesto del prestigioso progetto #PlasticFreeBeaches all’interno del Programma #BeyondPlasticMed della Fondazione del Principato di Monaco. Da due anni il circolo con i suoi volontari studia il grave problema del marine e beach litter sulla spiaggia di levante a Terracina , con indagini e risultati che, tramite Legambiente nazionale, sono stati posti all’evidenza dei maggiori organismi internazionali in tema ambientale (l’Unep-United Nation Programme Environment, l’Agenzia europea per l’ambiente-AEA, la Fondazione principato di Monaco). I cotton fioc sono risultati a Terracina, per numerosità, il secondo rifiuto (dopo i mozziconi di sigarette), ne abbiamo classificati 250 pari al 16,1% del totale dei rifiuti classificati (1548 su un’area indagata di 5500 metri quadri), pari a 5 bastoncini ogni 100 metri quadri di spiaggia. In totale sono 254 (il 16,41%) i rifiuti classificati sulla spiaggia di Levante di Terracina che possono essere inquadrati nella categoria dei rifiuti che derivano da mancata depurazione cioè che ci ritroviamo in mare o sulle nostre spiagge per l’inefficienza dei sistemi di depurazione (sul quale agiremo presto anche a fronte della buona collaborazione con il gestore idrico integrato ATO4 ACQUALATINA SPA, al quale recentemente abbiamo dato una menzione speciale per il completamento del tratto di depurazione della costa di Levante), e per la cattiva abitudine a buttare nel wc prodotti di tipo sanitario. Una cattivissima abitudine, un comportamento così radicato nella routine di molti italiani da essere diventato purtroppo automatico, istintivo e quindi molto difficile da cambiare e che con questa campagna vogliamo contribuire a modificare”.

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 “Il problema del marine litter sta assumendo proporzioni sempre più allarmanti come ha dimostrato anche la Comferenza mondiale sugli Oceani organizzata dall’Onu lo scorso mese a cui abbiamo partecipato portando la nostra esperienza  – dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente. La quasi totalità dei rifiuti, in una percentuale che oscilla tra l’80% e il 90%, è composta da plastica, che persiste nell’ambiente per centinaia di anni e accumula sostanze tossiche. Si tratta di rifiuti che creano problemi economici, ambientali e alla fauna marina, ma possono anche finire sulle nostre tavole visto che le microplastiche (generate anche dalla frammentazione dei rifiuti più grandi), vengono facilmente ingerite dai pesci. Se poi i sistemi di depurazione non ci sono o sono inefficienti, come denunciamo da anni con Goletta Verde, tutto quello che buttiamo nel WC finisce in mare. Possiamo e dobbiamo invertire questo trend e per farlo bastano anche piccoli gesti come scegliere prodotti meno inquinanti, prevenire i rifiuti, differenziarli al meglio per riciclarli, ma anche evitare di usare i nostri WC come se fossero cestini della spazzatura. Per far fronte all’invasione di bastoncini – conclude Ciafani – bisogna affrontare il problema anche dal punto di vista normativo, mettendo al bando i bastoncini per le orecchie non compostabili, sull’esempio di quanto l’Italia ha fatto con il bando ai sacchetti di plastica e in linea con la messa al bando dei cotton fioc voluta dalla Francia a partire dal 2020”.

 

GOLETTA VERDE A TERRACINA PER RACCONTARE LE TRE VELE NELLA GUIDA BLU DI LEGAMBIENTE E TOURING CLUB, I POSITIVI RISULTATI DELLE ANALISI DELLE ACQUE 2017, I TANTI PROGETTI AVVIATI PER IL MARE E LE SPIAGGE CON IL LAVORO DEL CIRCOLO “PISCO MONTANO”, DEGLI ENTI E DELLE ORGANIZZAZIONI LOCALI; PERCORSI VIRTUOSI PER RAGGIUNGERE STANDARD ELEVATI NELLA QUALITA’ AMBIENTALE E TURISTICA DEL TERRITORIO DI TERRACINA E DELLA RIVIERA DI ULISSE.

Comunicato stampa n.48

5.7.2017

Il Convegno e Conferenza Stampa “Goletta Verde 2017 a Terracina – Tappa di Terra: la qualità delle spiagge e del mare per un turismo sostenibile”, evento all’interno del programma della campagna nazionale “Goletta Verde 2017”, si è svolto mercoledì 5 luglio 2017 dalle 9.30 alle 13.30, presso la Sala Riunioni della Capitaneria di Porto di Terracina a Via del Molo 22, organizzato dal Circolo Legambiente Terracina “Pisco Montano”, da Legambiente Nazionale – Goletta Verde e da Legambiente Lazio, con il patrocinio del Comune di Terracina, della Guardia Costiera-Capitaneria di Porto di Terracina e del Programma “Beyond Plastic Med – Progetto Plastic Free Beaches della Fondazione del Principato di Monaco” e in collaborazione con l’Istituto A. Bianchini di Terracina.

Il Convegno ha visto la partecipazione, oltre che del Vice Comandante della Capitaneria di Porto Ferrara e dell’Assessore all’Ambiente E. Zappone che hanno portato i saluti delle Autorità, del Presidente del Parco Regionale Riviera di Ulisse Davide Marchese, del Presidente della Confcommercio-ASCOM di Terracina Giovanni Amuro, del Presidente del Sindacato Balneari Felice Di Spigno, del Presidente di Acqualatina SpA Michele Lauriola, del Comandante Stazione Carabinieri Forestale Luogotenente Giuseppe Pannone, e di dirigenti tecnici del gestore idrico ATO4 Acqualatina SpA e del gestore integrato dei rifiuti De Vizia Urbaser Transfer SpA, e numerosi rappresentanti delle Scuole, degli Operatori turistico-balneari e delle Associazioni di Terracina.

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È stata presentata, diffusa e consegnata, la Guida Blu 2017 di Legambiente e Touring Club, la classifica che non si basa solo sulla qualità delle acque, ma spazia all’interno di uno studio di oltre 100 parametri relativi all’accoglienza turistica, tra sostenibilità delle scelte territoriali, accessibilità del litorale, bellezza ambientale e naturalistica, tutti indicatori che insieme determinano l’assegnazione delle vele. Guida che quest’anno, anche grazie all’impegno e alla qualità dei progetti portati avanti dal Circolo “Pisco Montano”, alla menzione speciale di Goletta Verde 2016 al Comune di Terracina per la chiusura del depuratore eco-mostro costiero, ha assegnato a Terracina la terza vela inserendola nella Guida Blu all’interno del comprensorio turistico balneare Riviera di Ulisse insieme a Sperlonga e Gaeta.

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Il Convegno ha visto poi la presentazione dei dati di Goletta Verde 2017 relativi ai siti campionati nel territorio del Comune di Terracina (Spiaggia di Levante – Foce Canale di Navigazione, Foce del fiume Portatore a Porto Badino e foce del fiume Sisto). Le analisi microbiologiche mirate alla rilevazione dei batteri fecali sono risultate tutte entro i limiti, non evidenziando la presenza di fattori inquinanti di tipo batterico in nessuno dei tre siti di campionamento, a differenza dell’anno scorso quando Foce Sisto era risultato fortemente inquinato.

risultati goletta verde lazio

Oltre la presentazione dei dati di Goletta Verde 2017, sono stati presentati, a cura di G Subiaco, Vicepresidente e Responsabile Scientifico del Circolo Locale, anche i dati, relativi alle indagini Marine e Beach Litter fatte sulla spiaggia di Levante a Terracina, che insieme a tutti quelli raccolti dai circoli del cigno verde, hanno contribuito alla presentazione del dossier complessivo sulle microplastiche, presentato da Legambiente all’ONU nel corso della settimana dedicata alla Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani, svoltasi a New York dal 5 al 9 giugno. Quest’anno, a Terracina, l’indagine è stata effettuata lo scorso 1° aprile su un’area di 5500 metri quadri. Sono stati raccolti e classificati 1548 rifiuti con una media di 28 rifiuti ogni 100 metri quadri di poco superiore alla media del 2016 sempre sulla stessa spiaggia (26 rifiuti ogni 100 metri quadri) e di quella nazionale (21). Dato che si può sicuramente giustificare con il periodo anticipato di monitoraggio (l’anno scorso il monitoraggio è stato effettuato il 30 aprile). Di questi rifiuti ben 1213 (78,40%) sono ascrivibili a plastica, 92 (5,90%) sono ascrivibili a metallo, 75 (4,80%) ascrivibili a legno, 72 (4,70%) ascrivibili a vetro-ceramica (mattoni, tegole e calcinacci), 42 (2,70%) a carta e cartone.  Del totale dei rifiuti 733 sono ascrivibili a cattiva gestione dei rifiuti urbani, 254 a mancata depurazione e 32 ad attività produttive come pesca e acquacoltura, mentre per il restante la fonte non è facilmente individuabile.

beach litter 2017 terracina

“Terracina sta diventando davvero, grazie al nostro Circolo e al continuo supporto di Legambiente Lazio e Legambiente nazionale/Goletta Verde, un centro propulsivo di buone pratiche ambientali e soprattutto, – commenta Gabriele Subiaco, Vicepresidente e Responsabile Scientifico del Circolo Locale-,  avendo il Circolo scelto un approccio ordinato, scientifico e non episodico o peggio ancora sensazionalistico ai problemi si riescono a ottenere risultati importanti proprio grazie ai monitoraggi dei fondali, alla raccolta dei dati sulle acque e sulle spiagge, alla realizzazione di un centro di controllo certificato per l’analisi delle acque e dei sedimenti. Questo approccio, supportato dalla cultura scientifica e sperimentale delle nostre Scuole di eccellenza come l’ITS A. Bianchini, è molto apprezzato a livello nazionale e internazionale, tanto da porre il lavoro fatto a Terracina, tramite Legambiente nazionale, all’attenzione di grandi organismi internazionali come l’Agenzia Europea per l’Ambiente, l’ONU o di grandi fondazioni come la Fondazione Principato di Monaco”.

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“Quello di Terracina si conferma un litorale di potenziale eccellenza nella costa regionale – afferma Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – ma l’amministrazione e l’intero tessuto associativo locale, deve ora puntare ad aumentare gli standard di qualità turistica e ambientale, avviando tutte le dinamiche positive per fare un salto di qualità: dalla spinta verso un circolo virtuoso dei rifiuti a scelte determinanti di mobilità sostenibile, dalla riqualificazione di acqua e spiagge alla realizzazione di sinergie tra bellezze paesaggistiche, ambientali e storico-culturali per le quali gli ingredienti ci sono tutti in questo territorio. Poi, solo pochi giorni fa a Minturno, con un blitz della Goletta, abbiamo chiesto di ritirare il progetto di mitilicoltura davanti al Monte d’Oro di Scauri, e torniamo oggi a sostenere la stessa necessità anche per Terracina, coinvolta da un progetto simile per il quale c’è pendente un ricorso del Comune al TAR che come Legambiente sosteniamo “ad adiuvandum” contro la determina autorizzativa. Chiediamo alla Regione Lazio stessa di sospendere questi procedimenti autorizzativi per allevamenti di mitili, in maniera da dare forza ulteriore alla valorizzazione della costa in senso turistico e ambientale, anche alla luce dei risultati di Goletta Verde per la costa della provincia di Latina”. Il convegno è stata l’occasione anche per illustrare gli altri progetti del Circolo dedicati alla cura delle coste e del mare con particolare riferimento al progetto “Monitoraggio dei SIC marini” tra Capo Circeo e Sperlonga, per la verifica delle condizioni di conservazione della Posidonia Oceanica e degli altri habitat protetti, con immersioni a cura dei volontari e il supporto dei diving center della zona, nel raccogliere dati, foto ed analizzare la qualità e lo stato dei siti; la campagna di immersioni inizierà a Luglio e sarà mirata alla realizzazione di un dossier per promuovere l’attuazione da parte della Regione Lazio dei Piani di Gestione dei SIC, dopo la conferma della bontà della proposta di gestione dei SIC del nostro Circolo, approvata con la recente delibera regionale. Presentato anche il progetto di alternanza scuola-lavoro “Da Goletta Verde alle Sentinelle del Mare di Terracina” con il Dipartimento Chimico dell’Istituto Tecnico Statale A. Bianchini di Terracina, con la presenza del Prof. Angelina Fruggiero, e la partecipazione attiva dei ragazzi (Erika, Beatrice, Christian, Claudio) ai campionamenti e analisi microbiologiche effettuate dalla squadra di biologi di Goletta Verde su tutta la costa del Lazio dal 20 al 25 giugno scorso e che ha l’obiettivo di creare un centro di monitoraggio certificato ed autonomo, per l’analisi periodica delle maggiori e più pericolose cause di inquinamento (non solo batteri fecali ma anche microplastiche, pesticidi, fertilizzanti chimici,  metalli pesanti, oli minerali, idrocarburi, ammoniaca, solventi) del sistema delle acque, ma anche a tendere, dei sedimenti delle coste della Riviera di Ulisse.

Si è parlato poi del progetto internazionale “PlasticFreeBeaches” all’interno del prestigioso Programma “Beyond Plastic Med” della Fondazione Principato di Monaco per la prevenzione dei rifiuti di plastica in spiaggia e in mare, di cui Terracina è il sito pilota per l’Italia, partito ufficialmente il 15 giugno scorso con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini e turisti, con l’aiuto e la partecipazione attiva dei principali operatori turistici e balneari del nostro territorio, ad un uso e ad un acquisto più consapevole della plastica (in particolare l’usa e getta), ad una differenziazione più accurata dei rifiuti, ma anche a promuovere e diffondere le buone pratiche tra gli operatori turistici e a sostituire progressivamente la plastica con biopolimeri compostabili.

È stata infine l’occasione per parlare del progetto sulla “Balneabilità della costa di Levante di

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Terracina” con la speciale menzione di Legambiente al gestore idrico integrato dell’ATO4 ACQUALATINA SpA, consegnata in memoria del compianto Presidente di ACQUALATINA SpA Avv. Giuseppe Addessi nelle mani del Presidente Dott. Michele Lauriola per la realizzazione del tratto di rete fognaria sulla costa di Levante, dopo l’importante chiusura del depuratore eco-mostro costiero di Via della Cave. Impegno, assunto dal gestore nel corso della conferenza di presentazione dei dati di Goletta Verde 2016 tenutasi a Terracina lo scorso anno, e puntualmente mantenuto. Il Progetto del circolo di Legambiente, ha come obiettivo di riammettere al monitoraggio ARPA LAZIO entro la fine dell’anno, tutta la costa di Levante. ACQUALATINA SpA ha poi consegnato una targa di riconoscimento per la proficua collaborazione alla Presidente del Circolo Legambiente Anna Giannetti e al Presidente di Legambiente Lazio Roberto Scacchi.