IL CIRCOLO LEGAMBIENTE SUD PONTINO E IL CIRCOLO LEGAMBIENTE TERRACINA CHIEDONO ALLA REGIONE LAZIO L’INTERRUZIONE DI TUTTI GLI ITER CONCESSORI PER GLI IMPIANTI DI MITILICOLTURA SULLA COSTA PONTINA IN ATTESA DELLA PIANIFICAZIONE DELLO SPAZIO MARITTIMO PREVISTA DAL D.Lgs 201/2016 CHE RECEPISCE LA DIRETTIVA EUROPEA 2014/89/UE.

Terracina, 27 aprile 2017                                                                                                   Comunicato Stampa n.38

In occasione della Tavola Rotonda-Conferenza Stampa di domenica 23 aprile a Scauri, il Circolo Legambiente Verdeazzurro Sud Pontino e il Circolo Legambiente di Terracina dichiarano la loro posizione contraria all’impianto di allevamento mitili a Minturno. Il Circolo di Terracina, ad adiuvandum del Comune di Terracina contro la Regione Lazio nel ricorso al TAR sezione di Latina, dopo la sentenza favorevole all’annullamento della determina regionale del TAR sezione di Roma, supporta insieme al Circolo Sud Pontino l’Amministrazione Comunale di Minturno, nella persona del Sindaco G. Stefanelli, nella predisposizione del parere ai sensi dell’art.11 della Legge Regionale n.8 del 20 giugno scorso e nella Conferenza dei Servizi. I due Circoli chiedono, alla luce del recente DECRETO LEGISLATIVO 17 ottobre 2016, n. 201, di interrompere tutti gli iter autorizzativi in corso per gli impianti di mitilicoltura sulle coste del Lazio in attesa di una adeguata Pianificazione dello Spazio Marittimo.

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Domenica scorsa si è svolta la Conferenza Stampa contro l’imminente occupazione dell’area di Monte d’Oro a Scauri con un allevamento di cozze di ben 305.000 mq. Legambiente, pur non del tutto contraria in specifici contesti a questo utilizzo dello spazio marino, è scesa in campo in forza con i due Circoli costieri attivi di Terracina e del Sud Pontino, con il supporto di Legambiente Lazio, fermamente decisa a tutelare la qualità delle coste del Sud Pontino e di tutta la Provincia di Latina. La vicenda degli impianti in provincia di Latina, tra ricorsi al TAR per l’annullamento delle determinazioni autorizzative già emesse e pareri di valutazione di incidenza ambientale da parte della Regione sempre favorevoli, sta sempre più acquisendo un valore di vera e propria lotta territoriale per la tutela oltre che dell’ambiente costiero e del paesaggio naturale anche delle attività turistico-ricettive ed economiche presenti sulla costa e la Regione Lazio a questo punto dovrebbe semplicemente prendere atto che l’interesse diffuso del territorio è contrario alla costruzione di questi impianti di mitilicoltura assolutamente incompatibili con la vocazione turistica e il valore paesaggistico della costa pontina.

Il Circolo di Terracina è stato invitato alla Conferenza Stampa per presentare la propria esperienza a Terracina, con il ricorso “ad adiuvandum” al TAR di Latina assieme al Comune di Terracina contro la determina autorizzativa n. G02621 del 21 marzo 2016 per “anticipata occupazione di uno specchio acqueo di complessivi mq 500.000 antistante il territorio del Comune di Terracina, ai fini della sperimentazione per la classificazione delle acque” ed ha evidenziato le mancanze e le contraddizioni della Regione https://legambienteterracina.wordpress.com/2016/12/19/legambiente-ad-adiuvandum-del-comune-di-terracina-contro-il-megaimpianto-di-mitilicoltura-davanti-alle-coste-terracinesi-il-tar-sezione-di-latina-respinge-inaspettatamente-con-ordin/, mentre il Circolo Sud Pontino, in coerenza con le azioni dell’Amministrazione di Minturno, ha motivato la sua contrarietà all’impianto evidenziando anche la opacità nel processo decisionale della Regione nel caso di Minturno, con la decisione di acquisire pareri senza convocare la conferenza dei servizi, la valutazione di incidenza ambientale parziale e non complessiva di tutti gli impatti sull’ecosistema e le caratteristiche tecniche obsolete del progetto presentato dalla Cooperativa “La Marea”.

“Visto che la importante Direttiva Europea 23/08/2014, n. 2014/89/UE è stata finalmente recepita attraverso il DECRETO LEGISLATIVO 17 ottobre 2016, n. 201 che istituisce (sotto la competenza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo al fine di promuovere la crescita sostenibile delle economie marittime, lo sviluppo sostenibile delle zone marine e l’uso sostenibile delle risorse marine, assicurando la protezione dell’ambiente marino e costiero mediante l’applicazione dell’approccio ecosistemico e tenendo conto delle interazioni terra-mare riteniamo che la Regione Lazio debba oramai attenersi a quanto delineato in questo decreto che prevede per ogni area marittima individuata nelle linee guida di cui all’articolo 6, comma 2, un piano di gestione dello spazio marittimo, predisposto a cura di un apposito comitato tecnico interministeriale (Trasporti, Ambiente, Politiche Agricole, Sviluppo Economico, Beni Culturali e Turismo) a cui partecipano anche i rappresentanti delle Regioni  di ciascuna area marittima di riferimento. Il piano di gestione individua la distribuzione spaziale e temporale delle pertinenti attività e dei pertinenti usi delle acque marine, presenti e futuri, ed include la Valutazione Ambientale Strategica e la Valutazione di Incidenza”, afferma il Vice Presidente del Circolo di Terracina e responsabile del Dipartimento Scientifico Gabriele Subiaco.

“La Regione Lazio in assenza della pianificazione dello spazio marittimo non può continuare gli iter di rilascio delle autorizzazioni per gli impianti di mitilicoltura ma piuttosto deve ottemperare ai propri obblighi di tutela del paesaggio costiero e del litorale laziale”, afferma Dino Zonfrillo, Presidente del Circolo Sud Pontino, “ e soprattutto non può chiedere, dopo anni, al Comune di Minturno, dopo due delibere all’unanimità del  23 luglio 2015 n. 212 e del 27 luglio 2015 n.12, tutte contrarie e dopo migliaia di firme raccolte dalla cittadinanza, un nuovo e più articolato parere tecnico, considerando il precedente parere non sufficiente in merito alla compatibilità dell’impianto e in merito agli impatti sul paesaggio naturale e costiero, peraltro non convocando la conferenza dei servizi, anzi ritenendo ormai concluso l’iter di raccolta (incompleta) di pareri dai vari Enti, mostrando quindi un grado di opacità oltre che incoerenza nel processo decisionale”.

Alla luce di quanto stabilito dal D.lgs n.201/2016 che finalmente definisce un processo completo ed integrato di pianificazione delle aree marittime e della successiva Deliberazione della Regione Lazio del 28 febbraio 2017, n. 84 L.R. 20 giugno 2016, n. 8 “Identificazione dei descrittori amministrativi e ambientali e relativa mappatura ai fini dell’individuazione dei vincoli e delle limitazioni degli spazi marini” adempimento collegato al medesimo D. lgs n. 201/2016, i due Circoli chiedono a gran voce alla Regione Lazio, nella persona del suo Presidente Nicola Zingaretti, di interrompere tutti gli iter autorizzativi degli impianti di mitilicoltura nella Provincia di Latina che evidentemente dovranno essere rivalutati alla luce del Piano di Gestione dello spazio marittimo laziale.

Il Presidente del Circolo di Terracina, Anna Giannetti e del Circolo Sud Pontino, Dino Zonfrillo si faranno carico, insieme a Legambiente  Lazio e coinvolgendo anche Legambiente nazionale, di inviare tempestivamente,  al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (in qualità di autorità competente designata dal D. Lgs n. 201/2016)  e al Ministero dell’Ambiente,  una nota per chiedere che la VAS e la VIA previste ai fini del rilascio del Piano di Gestione rispondano a criteri di completezza e accuratezza dettati dalla più diffusa letteratura scientifica in materia a tutela degli ecosistemi marini del Lazio ed in particolare dei SIC marini che, tra l’altro, sono stati proposti a ZONE SPECIALI DI CONSERVAZIONE (ZSC) dalla stessa Regione Lazio con la recente  Deliberazione N. 679 del 15/11/2016. Inoltre, in coerenza con la nostra natura di associazione attenta al territorio ma anche propositiva per una sua trasformazione sostenibile, nella nota segnaleremo ai Ministeri in indirizzo anche l’opportunità di introdurre innovazioni scientifiche e tecnologiche ad oggi disponibili nella tecnologia degli impianti di mitilicoltura (sistema smart farm, sistema neozelandese) rispetto alla tecnologia obsoleta degli impianti  longline di cui alle richieste in corso alla Regione Lazio, nuovi sistemi meno impattanti dal punto di vista ambientale visto che non prevedono l’utilizzo di reste di materiale plastico che con il loro distacco contribuiscono ad inquinare i fondali e il mare.

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Legambiente è la più grande organizzazione ambientalista italiana con oltre 115.000 tra soci e sostenitori, 1.000 gruppi locali, 30.000 classi che partecipano a programmi di educazione ambientale, più di 3.000 giovani che ogni anno partecipano ai nostri campi di volontariato, oltre 60 aree naturali gestite direttamente o in collaborazione con altre realtà locali. Grazie ai suoi 1.000 circoli è l’associazione ambientalista più diffusa in Italia col privilegio di essere presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale, lì dove i fatti avvengono e le persone operano, mettendo in pratica valori e ideali. Tratto distintivo dell’associazione è l’ambientalismo scientifico, ovvero la scelta di fondare ogni progetto in difesa dell’ambiente su una solida base di dati scientifici, uno strumento con cui è possibile indicare percorsi alternativi concreti e realizzabili.

LA REGIONE LAZIO DELIBERA LE MISURE DI CONSERVAZIONE DEI SIC MARINI E DESIGNA FINALMENTE GLI STESSI A ZONE SPECIALI DI CONSERVAZIONE (ZSC). LE PROPOSTE DEL CIRCOLO LEGAMBIENTE DI TERRACINA SONO STATE ACCOLTE DALLA REGIONE, INSERITE NELLA DELIBERA REGIONALE N. 679 ED ESTESE PER LA LORO RILEVANZA A TUTTI I SIC DEL LAZIO MA LE CONTRADDIZIONI DELLA REGIONE PURTROPPO CONTINUANO.

Terracina, 27 dicembre 2016                                                                                        

Comunicato Stampa n.29

La Regione Lazio, che pure sembrerebbe non molto interessata ai propri siti di importanza comunitaria,  vista la vicenda del mega impianto di allevamento di cozze autorizzato con Determinazione regionale del 21 marzo 2016, n. G02621 davanti alla costa tra Terracina e San Felice Circeo proprio a poche centinaia di metri di distanza dal più grande SIC marino del Lazio (Sito di Interesse Comunitario IT6000013 “Fondali tra Capo Circeo e Terracina”), ha emesso il 15/11/2016 la Deliberazione N. 679 http://www.regione.lazio.it/binary/rl_main/tbl_delibere/303700.pdf a cura della Direzione Regionale Ambiente e Sistemi Naturali avente per oggetto “Adozione delle Misure di Conservazione di n. 9 SIC marini, finalizzate alla designazione delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC), ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Habitat) e DPR 357/97 e s.m.i.” con la quale procede alla adozione delle misure di conservazione specifiche per 9 Siti di Importanza Comunitaria (SIC) del Lazio: IT6000003 “Fondali tra le foci del Torrente Arrone e del Fiume Marta”, IT6000004 “Fondali tra Marina di Tarquinia e Punta delle Quaglie”,IT6000007 “Fondali antistanti Santa Marinella”,IT6000008 “Secche di Macchiatonda”,IT6000009 “Secche di Torre Flavia”,IT6000011 “Fondali tra Torre Astura e Capo Portiere”,IT6000012 “Fondali tra Capo Portiere e Lago di Caprolace”,IT6000013 “Fondali tra Capo Circeo e Terracina”,IT6000014 “Fondali tra Terracina e Lago Lungo”. Per i restanti 3 SIC regionali (SIC delle  isole ponziane)  le misure sono ancora in corso di definizione. Le misure sono necessarie a garantire il mantenimento, ovvero, all’occorrenza, il ripristino in uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat e le specie di interesse comunitario e sono finalizzate alla designazione dei SIC a Zone Speciali di Conservazione (ZSC), ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Habitat) e DPR 357/97 e s.m.i. Con questa delibera la Regione sia avvia inoltre al superamento della procedura di infrazione 2015/2163 avviata da parte della Commissione Europea in ordine alla mancata designazione delle ZSC e delle relative misure di conservazione. La delibera verrà  trasmessa al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare ai fini dell’emanazione del Decreto di designazione delle ZSC, ai sensi del D.M. 17 ottobre 2007. Le misure sono frutto di una procedura che ha visto, lo scorso Agosto, la pubblicazione sul sito web regionale e sugli Albi Pretori dei Comuni prospicenti i SIC interessati, delle bozze di misure di conservazione relative a 12 SIC marini della Rete Natura 2000 regionale.

Il Circolo Legambiente Terracina “Pisco Montano”, rispettando la scadenza del 4 settembre, aveva definito ed inviato alla Regione Lazio (prot. n. 441831), in risposta alla pubblicazione sull’Albo Pretorio del Comune di Terracina della bozza di misure, un articolato documento che integrava la bozza predisposta dalla Regione di misure di conservazione e gli indirizzi di gestione dei due SIC ricadenti nel territorio del comune di Terracina: il Sito di Interesse Comunitario IT6000013 “Fondali tra Capo Circeo e Terracina” http://www.regione.lazio.it/binary/prl_ambiente/tbl_contenuti/cartografia/Latina/IT6000013.PDF e il Sito di Interesse Comunitario IT6000014 “Fondali tra Terracina e Lago Lungo” http://www.regione.lazio.it/binary/prl_ambiente/tbl_contenuti/cartografia/Latina/IT6000014.PDF.  Al termine del periodo di pubblicazione (1 agosto – 4 settembre 2016), sono quindi pervenuti 12 contributi alla Direzione Ambiente e Sistemi Naturali della Regione Lazio. L’Ufficio Tutela e Valorizzazione del Mare e delle Coste ha provveduto ad analizzare e valutare tutti i contributi pervenuti e all’occorrenza integrarli nelle bozze dei documenti pubblicati. Dei 12 contributi pervenuti, 8 sono relativi ai SIC IT6000015/16/17 delle isole di Ponza, Palmarola e Zannone, 3 sono relativi ai SIC IT6000009, IT6000012 e IT6000013 ed uno è generale e relativo a tutti i SIC. Gli 8 contributi relativi alle isole ponziane sono ancora in fase di valutazione, mentre dei restanti 4 contributi solo due sono stati valutati positivamente: quello dell’Associazione Marevivo il cui contributo, relativo a tutti i 12 SIC, è stato integrato nelle bozze di misure di conservazione e quello del Circolo Legambiente di Terracina relativo ai due SIC della costa terracinese, le cui proposte sono stato integrate nel documento finale di misure di conservazione e che, per la loro validità, la Regione ha ritenuto opportuno estendere a tutti gli altri SIC marini del Lazio.

Le azioni e gli interventi individuati e suggeriti da Legambiente riguardano principalmente: la realizzazione di un monitoraggio permanente degli Habitat e delle Specie di interesse comunitario anche mediante un sistema di geo-referenziazione; l’adozione di un sistema di indicatori che assicuri qualità ed efficacia al processo di governance del piano di gestione; azioni di sorveglianza e tutela attiva dei SIC; campagne di pulizia dei SIC dai rifiuti e dagli inerti in particolare di plastica che devastano oramai permanentemente i nostri mari (Marine Litter);  realizzazione di applicazioni mobili per garantire la tutela e segnalare la presenza di rifiuti o violazioni; lo sviluppo di progetti LIFE mirati alla salvaguardia degli habitat e delle specie presenti e orientati alla prevenzione dei rifiuti, la mitigazione delle minacce (inquinamento,  utilizzo della pesca a strascico, ancoraggio incontrollato dei natanti in particolare durante la stagione estiva, urbanizzazione selvaggia della costa e delle spiagge vicine) che possono mettere a repentaglio lo stato di salute e il delicato equilibrio dell’ecosistema marino che caratterizza la vita del SIC; attività di educazione, informazione e sensibilizzazione dei fruitori e dei cittadini. Il Circolo Legambiente di Terracina, ha voluto sottolineare con questo contributo l’importanza ed il ruolo centrale che i due SIC marini del nostro territorio ricoprono per l’attuazione concreta della Direttiva quadro 2008/56/CE europea sulla Marine Strategy emanata il 17 giugno 2008 dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea e successivamente recepita in Italia con il d.lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010 e sulla cui attuazione l’Italia sconta purtroppo come sempre un notevole ritardo. L’importante direttiva comunitaria si propone di diventare il pilastro ambientale della futura politica marittima dell’Unione Europea ponendo agli Stati membri l’obiettivo di raggiungere entro il 2020 il buono stato ambientale (GES, “Good Environmental Status”) per le proprie acque marine.

“Siamo orgogliosi di aver contribuito a integrare e migliorare il documento regionale e soprattutto siamo soddisfatti del fatto che i nostri suggerimenti siano stati recepiti, apprezzati ed estesi a tutti i SIC del Lazio, visto che uno degli obiettivi primari dell’azione di Legambiente sul nostro territorio è la difesa e la tutela attiva dell’ecosistema marino. Nessuna delle misure da noi suggerite va nella direzione di restringere l’accesso alla pesca o al turismo, ma piuttosto in quella di promuovere la sostenibilità ambientale di tutte le attività e gli interventi che avvengono nelle zone speciali di conservazione e nelle loro vicinanze. Con questo risultato ribadiamo il nostro ruolo attivo e propositivo nella gestione del territorio collaborando sia con il Comune di Terracina che con la Regione Lazio alla quale però chiediamo con fermezza di superare una volta per tutte l’atteggiamento contraddittorio che, se da una parte cerca giustamente di tutelare i SIC emanando misure di conservazione speciali e promuovendo gli stessi a Zone Speciali di Conservazione (ZSC), dall’altra rilascia autorizzazioni e pareri ambientali positivi per la costruzione di un mega impianto per l’allevamento delle cozze a poche centinaia di metri, sia dal più esteso SIC del Lazio che dall’Area Marina protetta per il ripopolamento ittico recentemente estesa dalla stessa Regione (progetto “Mare Nostrum”), entrambe situate davanti alla costa di Terracina tra le più belle e preziose del nostro Paese” afferma Gabriele Subiaco, Vicepresidente e Responsabile Scientifico del Circolo Legambiente Terracina e autore del documento di proposta inviato alla Regione.

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Il Vice-Presidente e Responsabile Scientifico del Circolo Legambiente di Terracina

Ing. Gabriele Subiaco

Legambiente è la più grande organizzazione ambientalista italiana con oltre 115.000 tra soci e sostenitori, 1.000 gruppi locali, 30.000 classi che partecipano a programmi di educazione ambientale, più di 3.000 giovani che ogni anno partecipano ai nostri campi di volontariato, oltre 60 aree naturali gestite direttamente o in collaborazione con altre realtà locali. Grazie ai suoi 1.000 circoli è l’associazione ambientalista più diffusa in Italia col privilegio di essere presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale, lì dove i fatti avvengono e le persone operano, mettendo in pratica valori e ideali. Tratto distintivo dell’associazione è l’ambientalismo scientifico, ovvero la scelta di fondare ogni progetto in difesa dell’ambiente su una solida base di dati scientifici, uno strumento con cui è possibile indicare percorsi alternativi concreti e realizzabili.

LEGAMBIENTE “AD ADIUVANDUM” DEL COMUNE DI TERRACINA CONTRO IL MEGAIMPIANTO DI MITILICOLTURA DAVANTI ALLE COSTE TERRACINESI: IL TAR SEZIONE DI LATINA RESPINGE INASPETTATAMENTE CON ORDINANZA DEL 16 DICEMBRE LA RICHIESTA DI SOSPENSIONE DELLA DETERMINAZIONE N. G02621 DELLA REGIONE LAZIO AVANZATA DAL COMUNE DI TERRACINA

 

Terracina, 19/12/2016                                         Comunicato Stampa n. 28

Come annunciato già a maggio scorso, Legambiente Lazio – su richiesta e con il supporto del Circolo “Pisco Montano” di Terracina – è intervenuta ad adiuvandum del Comune di Terracina, rappresentato dalla propria Avvocatura Comunale Avv. Martina Iannetti e Avv. Lina Vinci, nel giudizio di impugnazione al TAR del Lazio, sede di Latina, per l’annullamento della determinazione n. G02621 della Regione Lazio relativa al mega-impianto di mitilicoltura davanti alle belle spiagge di Terracina. L’Associazione si è costituita con il patrocinio degli Avvocati del proprio Centro di Azione Giuridica (Ce.A.G.), Avv. Diego Aravini e Avv. Alessia Zittignani, ed ha presenziato alla Camera di Consiglio del 15 dicembre scorso per la discussione della istanza di sospensiva formulata dal Comune di Terracina successivamente alla scadenza del termine di “autosospensione” della determinazione n. G02621 disposta lo scorso 4 maggio dalla Direzione regionale Agricoltura e Sviluppo Rurale, Caccia e Pesca Regione Lazio, con determinazione n. G04574, ai fini dell’approfondimento di alcune criticità evidenziate dal Comune di Terracina nella istanza di riesame presentata lo scorso 28 aprile.

Il Tribunale Amministrativo pontino, con ordinanza cautelare depositata in data 16 dicembre, ha respinto l’istanza di sospensiva ritenendo insussistenti i presupposti della concessione di tale misura cautelare. L’installazione del mega-impianto – come si legge nel provvedimento -, poiché finalizzata esclusivamente alla sperimentazione per la classificazione delle acque e non sostitutiva del definitivo provvedimento di concessione, non costituirebbe di per se’ danno grave e irreparabile. Tale decisione si pone, inaspettatamente, in contrasto con il provvedimento cautelare già adottato dalla sede romana del TAR nel giudizio instaurato dal Consorzio Porto Badino e dal Consorzio Marina di Terracina per l’annullamento del medesimo atto regionale, nelle cui motivazioni si legge, tra l’altro, “non risultano chiare le ragioni di urgenza sottostanti all’occupazione anticipata dello specchio acqueo stesso”.

Il TAR del Lazio, sede di Latina, ha pure accolto la eccezione di incompetenza territoriale sollevata dalla Regione Lazio e, conseguentemente, trasmesso il fascicolo al Presidente del TAR di Roma per ogni conseguente decisione sulla stessa.

L’ormai famigerata autorizzazione riguardante l’anticipata occupazione ai fini della sperimentazione e successiva classificazione delle acque, di cui non si ravvisa né il carattere di urgenza né la necessità di procedere alla costruzione dell’intero impianto di 500 mila mq (pari a 80 campi di calcio) per effettuare solo una sperimentazione e classificazione delle acque, genera di fatto un concreto rischio di dare il via alla creazione del primo e in futuro di altri impianti di allevamento di mitili a largo di Terracina e San Felice Circeo proprio a ridosso (poche centinaia di metri) del SIC (Sito di Interesse Comunitario) marino più esteso del Lazio (3740 ettari, 15 km di lunghezza) denominato IT6000013 “Fondali tra Capo Circeo e Terracina”. L’autorizzazione era stata già avallata inizialmente con parere incomprensibilmente favorevole di Valutazione di Incidenza Ambientale rilasciato dalla Direzione Ambiente Area Sistemi Naturali della Regione Lazio. A tale proposito la stessa Regione Lazio, proprio per approfondire il tema dell’impatto del progetto sul contesto ambientale, aveva poi sospeso in autotutela l’efficacia della determinazione n. G02621 del 21/3/2016 affinchè la Direzione competente in materia Ambiente approfondisse i rilievi formulati ma, con nota prot. 367038 dell’11 luglio scorso la Direzione Regionale Infrastrutture Ambiente e Politiche Abitative della Regione Lazio ha inviato nuovi elementi di approfondimento relativi alla Valutazione di Incidenza purtroppo riaffermando, di nuovo incomprensibilmente, il parere positivo già precedentemente espresso.

Ricordiamo che nei fondali del SIC marino davanti a Terracina sono presenti 2450 ettari di Posidonia oceanica, 16 ettari di habitat con Cymodocea nodosa e 3,5 ettari di habitat coralligeno e proprio a protezione di tale ricchezza eco-sistemica la stessa Regione, con Del. Reg. 604 del 3/11/2015 (stranamente non citata nella determinazione autorizzativa!) aveva giustamente ampliato di 360 ettari la perimetrazione del SIC. L’autorizzazione mette quindi pesantemente a rischio questa imponente e prezioso ecosistema marino, ben conosciuto dalla Regione Lazio, non tenendo conto della posizione fortemente contraria già espressa dal Comune di Terracina e dei rilievi di Legambiente.

“Siamo sorpresi dalla ordinanza del TAR di Latina ma confidiamo nel giudizio di merito, e non riusciamo a comprendere cosa abbia portato la Regione Lazio a ribadire il parere positivo di Valutazione di Incidenza ambientale, nonostante le istanze presentate e i pareri inoltrati dal Comune e le nostre osservazioni, e come essa possa non tenere in alcuna considerazione, con riferimento ai criteri individuati dalla letteratura scientifica internazionale in materia, gli impatti generati da un tale mega-impianto ed in particolare: dalle centinaia di enormi corpi morti in calcestruzzo; dall’accumulo di sporcizia e limo di cui si impregnano le migliaia di corde utilizzate; dall’ingente assorbimento di fitoplancton; dal rischio di contaminazione da malattie batteriche e virali, da parassiti e organismi incrostanti; dallo smaltimento dei gusci; sul delicato equilibrio di tutto l’ecosistema, sulle praterie di posidonia oceanica e sugli altri habitat presenti nel SIC,  sulle comunità bentoniche sottostanti, sul popolamento ittico e sulle aree di nursery. Oltre al fatto che per sua natura il SIC è una realtà dinamica in continua evoluzione ed i cui confini non possono certo essere fissati per legge essendo l’area dell’impianto posta a poche centinaia di metri dal SIC.” Afferma Gabriele Subiaco Vicepresidente e Responsabile Scientifico del Circolo di Terracina.

Il Circolo Legambiente di Terracina e Legambiente Lazio, fin da aprile scorso, sono sempre stati accanto al Comune di Terracina sostenendone e integrandone tutti i rilievi e la documentazione di tipo ambientale, e Legambiente ad oggi è l’unica forza ambientalista che si è schierata a supporto, non solo con il proprio Centro di Azione Giuridica (con risorse e competenze), ma anche con le proprie analisi e proposte tecniche, inviando a settembre scorso, in risposta ad una richiesta della Regione Lazio (segno di una continua contraddizione della Regione rispetto alla importanza dei SIC marini!), un documento per la valorizzazione e la gestione dei SIC marini contenente una serie di azioni ed interventi integrativi al piano bozza della Regione rivolti alla tutela, alla conservazione e alla valorizzazione degli habitat e delle specie presenti nei due SIC del territorio del nostro Comune (SIC IT6000013 “Fondali tra Capo Circeo e Terracina” e SIC IT6000014 “Fondali tra Terracina e Lago Lungo”.

La pronuncia del TAR e la pervicacia della Regione Lazio, che continua a produrre pareri positivi di incidenza ambientale a supporto dell’autorizzazione concessa e che, nonostante la legge n.8 del 2016 –  il cui Art. 11 “Disposizioni a tutela del valore turistico e culturale della costa laziale” riguardava proprio l’autorizzazione per gli impianti di acquacoltura e mitilicoltura sulla costa laziale, ribadendo la centralità dei Comuni nell’emettere parere tecnico e economico relativamente agli impianti e impegnando la Giunta regionale, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della suddetta legge, a redigere, nelle more dell’attuazione della direttiva 2014/89/UE del Parlamento e del Consiglio del 23 luglio 2014, la pianificazione dello spazio marittimo-  non considera in alcun modo le delibere, le istanze di riesame e i pareri di natura ambientale e socio economica espressi dall’Amministrazione di Terracina, tutti fermamente contrari, non ci fanno ben sperare ma restiamo comunque fiduciosi nella pronuncia del TAR di Roma relativa al merito della impugnazione. Continueremo comunque, fiduciosi nella giustizia, a sostenere la battaglia della nostra Amministrazione, del Sindaco e del Consiglio Comunale tutto, e saremo a fianco della Cittadinanza terracinese, predisponendo se sarà necessario anche altre azioni in sede comunale, regionale, nazionale ed europea, per la tutela del nostro mare e delle nostre spiagge e delle preziose attività economiche turistiche e di pesca (blue economy) che ruotano attorno a questo prezioso ecosistema, e che proprio grazie al lavoro della Amministrazione Comunale, degli operatori del settore turistico e della popolazione terracinese ha avuto negli ultimi anni il prestigioso riconoscimento della Bandiera Blu dalla FEE, e che meritano rispetto e tutela da parte della Regione” dichiara Anna Giannetti, Presidente del Circolo Legambiente di Terracina “Pisco

Legambiente in altre situazioni non si è dimostrata contraria in via di principio alla costruzione di impianti di mitilicoltura e itticoltura sulla costa italiana ma va considerato con buon senso l’impatto sull’ecosistema al contorno e la posizione del sito che in questo caso andrebbe a distruggere la bellezza e l’economia di uno dei più bei tratti del litorale del Lazio” ribadisce infine Roberto Scacchi Presidente di Legambiente Lazio.

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#Comunicatostampan.18 IL CIRCOLO LEGAMBIENTE TERRACINA PRESENTA ALLA REGIONE LAZIO UNA PROPOSTA INTEGRATIVA AL DOCUMENTO BOZZA DELLA REGIONE AI FINI DELLA DESIGNAZIONE DEI SIC MARINI DI TERRACINA QUALI ZONE SPECIALI DI CONSERVAZIONE (ZSC)

Il Circolo Legambiente Terracina “Pisco Montano” ha definito ed inviato nei giorni scorsi alla Regione Lazio, rispettando la scadenza del 4 settembre, un articolato documento che integra le misure di conservazione e gli indirizzi di gestione dei due SIC ricadenti nel territorio del comune di Terracina: il Sito di Interesse Comunitario (SIC) IT6000013 “Fondali tra Capo Circeo e Terracina” e il Sito di Interesse Comunitario (SIC) IT6000014 “Fondali tra Terracina e Lago”.

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Il documento di Legambiente è stato prodotto a seguito della richiesta da parte della Regione Lazio a tutti i portatori di interesse di osservazioni ed integrazioni alla bozza dei documenti regionali “Misure di Conservazione del SIC IT6000013 “Fondali tra Capo Circeo e Terracina” e del SIC IT6000014 “Fondali tra Terracina e Lago Lungo”.

Il Circolo Legambiente di Terracina, già molto attivo nei mesi scorsi nella tutela dei SIC anche in occasione della campagna Goletta Verde sul proprio territorio, ed attualmente impegnato con un ricorso ad adiuvandum a fianco del Comune di Terracina contro la concessione dell’autorizzazione da parte della Regione Lazio alla anticipata occupazione dello specchio d’acqua prospiciente al SIC IT6000013 per la costruzione di un mega impianto di mitilicoltura (Determinazione regionale del 21 marzo 2016, n. G02621), ribadisce con questo documento l’importanza ed il ruolo centrale che i due SIC marini ricoprono non solo per la Direttiva Habitat che individua nella Prateria di Posidonia un habitat prioritario, ma anche per l’attuazione concreta della Direttiva quadro 2008/56/CE europea sulla Marine Strategy emanata il 17 giugno 2008 dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea e successivamente recepita in Italia con il d.lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010 e sulla cui attuazione l’Italia sconta purtroppo un notevole ritardo. L’importante direttiva comunitaria, la quale si basa su un approccio integrato e si propone di diventare il pilastro ambientale della futura politica dell’Unione Europea pone agli Stati membri l’obiettivo di raggiungere entro il 2020 il buono stato ambientale (GES, “Good Environmental Status”) per le proprie acque marine, con l’attuazione di una strategia che consta di una “fase di preparazione” e di un “programma di misure” e costituisce uno dei perni su cui si fonda l’azione di Legambiente sul territorio costiero e marino del Comune di Terracina.

Come afferma Gabriele Subiaco, Vice-Presidente e Responsabile Scientifico del Circolo, autore del documento, “l’ambiente marino costituisce un patrimonio prezioso che deve essere protetto, salvaguardato e, dove possibile, ripristinato al fine ultimo di preservare la biodiversità e la vitalità di mari e oceani affinchè essi siano puliti, sani e produttivi; tuttavia le pressioni sulle risorse marine naturali e la domanda di servizi eco-sistemici marini sono spesso troppo elevate e si manifesta quindi l’esigenza di ridurre il loro impatto sulle acque marine, indipendentemente da dove si manifestino i loro effetti”. Il documento di Legambiente Terracina propone infatti una serie di azioni ed interventi integrativi al piano bozza della Regione rivolti alla tutela, alla conservazione e alla valorizzazione degli habitat e delle specie presenti nei due SIC marini del comune di Terracina:  habitat 1120 (Praterie di Posidonia oceanica), habitat 1110 (“Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina”- assimilato a Cymodocea nodosa), habitat 1170 (“Scogliere”- Coralligeno), Pinna Nobilis specie protetta dalla Direttiva Habitat (allegato IV).

Altre azioni e interventi individuati e suggeriti da Legambiente riguardano principalmente: la realizzazione di un monitoraggio permanente degli Habitat e delle Specie di interesse comunitario anche mediante un sistema geo-referenziato; l’adozione di un sistema di indicatori che assicuri qualità ed efficacia al processo di governance del piano di gestione; azioni di sorveglianza e tutela attiva dei SIC; campagne di pulizia dei SIC dai rifiuti e dagli inerti in particolare di plastica che devastano oramai permanentemente i nostri mari (Marine Litter);  realizzazione di applicazioni mobili per garantire la tutela e segnalare la presenza di rifiuti o violazioni; lo sviluppo di progetti LIFE mirati alla salvaguardia degli habitat e delle specie presenti e orientati alla prevenzione dei rifiuti, la mitigazione delle minacce (inquinamento,  utilizzo della pesca a strascico, ancoraggio incontrollato dei natanti in particolare durante la stagione estiva, urbanizzazione selvaggia della costa e delle spiagge) che possono mettere a repentaglio lo stato di salute e il delicato equilibrio dell’ecosistema che caratterizza la vita del SIC; la realizzazione di contratti di fiume e di foce per abbattere le fonti di inquinamento del Sisto e del Portatore; attività di educazione, informazione e sensibilizzazione dei fruitori e dei cittadini.

Le misure di conservazione e gli indirizzi di gestione definiti, si applicano a tutti i SIC marini del Lazio ai fini della designazione degli stessi come Zone Speciali di Conservazione (ZSC), ai sensi della Direttiva 92/43/CEE relativa

alla conservazione degli habitat naturali e semi-naturali e della flora e della fauna selvatiche. A seguito di tale designazione, ai sensi dell’art. 2 del Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (D.M. del MATTM) del 17 ottobre 2007, “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)”, le misure di conservazione e gli indirizzi di gestione, come definiti, si applicheranno, pertanto, anche alle ZSC IT6000013 “Fondali tra Capo Circeo e Terracina” e IT6000014 “Fondali tra Terracina e Lago Lungo”.

COMUNICATO STAMPA #16 LEGAMBIENTE A TERRACINA Venerdì 22 luglio ore 20.45 a Camposoriano CON ANTONIO PERGOLIZZI, COORDINATORE DELL’OSSERVATORIO NAZIONALE DI LEGAMBIENTE AMBIENTE E LEGALITA’

La rassegna Ecosuoni sulla Francigena 2016, giunta alla 6^ edizione e parte del Festival Europeo della Francigena è uno degli eventi culturali e musicali più importanti della provincia di Latina, organizzato e coordinato dal Consorzio Turistico Terracina d’amare e dall’Associazione Culturale Canto di Eea, e propone concerti di musica classica, jazz, etnica e contemporanea, preceduti sempre da brevi incontri e dialoghi sulle principali questioni ambientali e sui percorsi artistici e naturalistici del territorio, insieme a visite guidate e trekking sui sentieri della Via Francigena, e degustazioni di prodotti tipici del territorio.

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Venerdì 22 luglio prossimo alle ore 20.45 nello scenario incomparabile della Rava di San Domenico, presso Camposoriano a Terracina, il Coordinatore dell’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente, Antonio Pergolizzi, terrà un importante seminario dal titolo “Agromafie: un business ghiotto, dal campo al piatto”. La filiera agroalimentare è quella infatti dentro cui si riscontra il maggior numero di infrazioni a opera della criminalità ambientale, dalle truffe per ottenere finanziamenti pubblici, alla piaga sociale del caporalato che sfrutta la manodopera in nero, al trasporto della merce, fino alla vendita dei prodotti sui banchi dei supermercati e al business legato alla ristorazione, passando per la gestione monopolistica di alcuni mercati ortofrutticoli operata dai clan camorristici e mafiosi nel sud e nel centro Italia, come dimostrato nel 2015 dalla maxi-operazione della Dia in Campania, Lazio e Sicilia.

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L’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente svolge sin dal 1994 attività di ricerca, analisi e denuncia sul fenomeno delle ecomafie. Attività che si concretizza nell’elaborazione di dossier e documenti informativi, di proposte politiche, di iniziative pubbliche e campagne di mobilitazione a difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini. Ogni anno redige Ecomafia, il Rapporto annuale che raccoglie le storie e i numeri della criminalità ambientale.

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Il 5 luglio scorso a Roma è stato infatti presentato, presso la Sala Koch di Palazzo Madama, alla presenza del Presidente del Senato e autorevoli esponenti politici, a cura dell’Osservatorio, il Rapporto Ecomafia 2016, che riporta un business dell’ecomafia, per fortuna in calo rispetto all’anno scorso, di ben 19,1 miliardi di euro, con 27.745 reati ambientali accertati, 188 arresti, 24.623 persone denunciate e 7.055 sequestri, 18mila immobili costruiti illegalmente, 47,5 milioni di tonnellate di rifiuti finiti sotto i sigilli, 20.706 reati accertati e 4.214 sequestri nel settore agro-alimentare per un valore complessivo dei sequestri di 586 milioni di euro. Il numero più alto di infrazioni penali è stato riscontrato tra i prodotti ittici con ben 6.299 illegalità accertate. La Campania in testa alla classifica regionale degli illeciti, ma il Lazio è sempre la prima regione del centro Italia mentre la Liguria è la prima del Nord.

ecomafie 2016

Con una consolidata metodologia di lavoro, l’Osservatorio funge da snodo delleinformazioni e delle attività delle Forze dell’ ordine, della magistratura e di tutte le autorità pubbliche competenti (Direzione Investigativa Antimafia, Direzione Nazionale Antimafia, Ministero dell’Interno, Europol, Eurojust, etc.), delle associazioni ambientaliste e antimafia, di avvocati, di comitati e singoli cittadini impegnati a vario titolo nella lotta all’illegalità. L’ufficio raccoglie anche denunce e segnalazioni provenienti dal territorio attraverso il sistema nazionale di se gnalazione, curato da Legambiente, per denunciare casi di illegalità ambientale (Numero dedicato 06.86268372). Parte integrante dell’Osservatorio è il Centro di Azione Giuridica – CEAG, un pool di circa 200 avvocati, organizzato su base regionale, che segue le vicende giudiziarie promosse dall’Associazione sia a livello locale che nazionale e che, oltre a seguire le vertenze promosse da Legambiente, contribuisce all’elaborazione di proposte normative anche per temi non strettamente ambientali come la difesa dei consumatori.

Anna

Il Circolo Legambiente di Terracina “Pisco Montano”, fondato e presieduto da Anna Giannetti, presenterà le azioni legali in corso come il ricorso al TAR contro la autorizzazione della Regione Lazio per un mega-impianto di mitilicoltura nei pressi di un Sito marino di Importanza Comunitaria (SIC),il più esteso del Lazio e di grande pregio naturalistico per la presenza di Posidonia Oceanica, curato proprio dal Centro di Azione Giuridica – CEAG di Legambiente Lazio e che sta proseguendo con altre iniziative sul contrasto alle manomissioni della costa e delle spiagge, la prevenzione dell’abbandono illegale dei rifiuti sulle coste, il contrasto all’inquinamento di foci, canali e fiumi,  anche attraverso la recente istituzione di un ufficio territoriale per la raccolta organizzata delle segnalazioni e denunce in coerenza con il sistema nazionale dell’Osservatorio, e introdurrà la nuova referente legale locale e coordinatrice dell’ufficio territoriale per il Circolo di Terracina, Avv. Paola Proietti, Dottore di Ricerca in Diritto Penale ed esperta di “Reati in materia ambientale” presso la cattedra di Diritto Penale della facoltà di Giurisprudenza dell’ Università di Roma Tor Vergata,

paola proietti

che opererà su tutto il territorio di Terracina in stretto coordinamento con l’Osservatorio Nazionale e il Centro di Azione Giuridica – CEAG di Legambiente Lazio.

 

 

 

 

 

#LegambienteLazio e #CircoloLegambienteTerracina “Pisco Montano” contro l’impianto di Mitilicoltura nel mare di Terracina e del Circeo.

COMUNICATO STAMPA LEGAMBIENTE LAZIO – 12/05/2016

allevamento cozze

“Progetti che mettono a rischio le praterie di Posidonia sui fondali e la biodiversità del mare pontino. Siamo pronti a sostenere i ricorsi delle amministrazioni locali e chiediamo alla Regione di fermare definitivamente il progetto” Legambiente Lazio, al fianco del Circolo Legambiente di Terracina “Pisco Montano” attivo da subito in merito, annuncia l’azione legale “ad adiuvandum” in sostegno delle amministrazioni locali che stanno ricorrendo al TAR contro i progetti di Mitilicoltura, autorizzati dalla Det. Reg. 21/03/2016, n.G02621. L’autorizzazione riguarda l’iniziale sperimentazione e successiva classificazione delle acque (come da adempimenti sanitari previsti dal Regolamento CE n. 854 del 29.04.2004 e s.m.i) sull’estensione di 500 mila MQ e non su una area limitata, con il concreto rischio futuro di creare allevamenti di mitili bivalve a largo di Terracina e San Felice proprio a ridosso del SIC (Sito di Interesse Comunitario) marino più esteso del Lazio (3740 ettari, 15 km di lunghezza) denominato IT6000013 “Fondali tra Capo Circeo e Terracina”. Nei fondali del SIC sono presenti 2450 ettari di Posidonia oceanica, 16 di habitat con Cymodocea nodosa e 3,5 di coralligeno.

MATAS DE POSIDONIA
MATAS DE POSIDONIA

Proprio a protezione di tale ricchezza ecosisistemica la Regione, con Del. Reg. 604 del 3/11/2015 (non citata nella determina autorizzativa) aveva giustamente ampliato di 360 ettari la perimetrazione del sito protetto. L’autorizzazione mette ora a rischio questa imponente naturalità non tenendo conto del parere contrario del Comune di Terracina (Delibera del 5 marzo 2015) e di Agenda 21 locale (parere del 22 aprile 2015), e non è supportata da un completo studio di impatto ambientale sul SIC, per sua natura una realtà dinamica in continua evoluzione. “I progetti di Mitilicoltura nel mare di Terracina e del Circeo, metterebbero a rischio le praterie di Posidonia e la biodiversità del mare pontino – dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – per questo siamo pronti a sostenere i ricorsi dei comuni di Terracina e San Felice Circeo, costituendoci in loro sostegno. Oggi chiediamo con forza alla Regione di fermare definitivamente il progetto, perché quell’autorizzazione potrà avere un impatto ampiamente negativo sul litorale pontino, un tratto di costa pregiatissima che, con scelte amministrative oculate e rispettose degli ecosistemi, può diventare in futuro un caposaldo di bellezza per il mare del Lazio e un volano di promozione turistica formidabile. Perchè ciò avvenga se ne deve valorizzare e mantenere l’ecosistema a partire dalla salvaguardia delle praterie di Posidonia”. La Posidonia Oceanica è una pianta nastriforme endemica nel Mediterraneo, ricopre larghe aree nei fondali e ha un ruolo strategico per l’ecosistema marino: sono le praterie di Posidonia, attraverso il processo fotosintetico, a produrre gran parte dell’ossigeno necessario alla vita marina; a costituire un habitat ideale per la riproduzione e la conservazione delle specie ittiche; a creare una naturale barriera sottomarina che, rallentando il moto ondoso, impedisce l’erosione delle coste.

bandiera legambiente

Legambiente aveva chiesto già il 18 aprile scorso di essere convocata ad un tavolo per il riesame dell’autorizzazione, invece il 30 aprile la Regione annunciava con nota stampa la sola sospensione del provvedimento ai fini di approfondimento delle problematiche contenute nell’istanza di riesame consegnata dal Comune di Terracina. Ora gli attivisti del cigno verde andranno avanti con la richiesta di accesso agli atti e l’analisi della valutazione di incidenza ambientale positiva della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche Abitative – Area Sistemi Naturali del 26 gennaio 2015 (prot. 036565), dei pareri positivi della Capitaneria di Porto e dell’Azienda Sanitaria Locale, arrivati nonostante la zona individuata sia a ridosso di un SIC esteso, appena ampliato dalla stessa Regione per tener conto del progressivo accrescimento della Posidonia che sta avvenendo anche a seguito dei maggiori controlli sulla pesca a strascico, e per salvaguardare i nuovi habitat recentemente rilevati. “La sospensione del provvedimento – conclude Scacchi – sia solo il primo passo verso l’annullamento della determina e la Regione in tal modo mostri di ascoltare le necessità dei cittadini, dei turisti, degli ambientalisti e degli operatori turistici del proprio territorio in un momento così importante per la scelta delle mete estive”. Il 28 maggio scade il termine per il ricorso al TAR che potrà quindi contare anche sul supporto legale del Centro di Azione Giuridica di Legambiente Lazio.

#ComunicatoStampa n.6 UN ARGOMENTATO NO all’ Allevamento Cozze a Terracina

18 aprile 2016

Il Circolo Legambiente Terracina “Pisco Montano” d’intesa con Legambiente Lazio dice un chiaro e argomentato NO alla autorizzazione da parte della Regione Lazio alla anticipata occupazione dello specchio d’acqua individuato davanti la costa del Comune di Terracina, così come riportata nella Determinazione del 21 marzo 2016, n. G02621.

cozze

“La vicenda”, come racconta il vicepresidente del Circolo e Coordinatore del Tavolo Ambiente e Biodiversità del Forum Agenda21 locale, Gabriele Subiaco con i delegati per le Aree Protette del Circolo, Piergiorgio Trillo’ e Marco Finucci, “nasce già nel 2014 con una richiesta di nuova concessione demaniale marittima a cui segue nel gennaio 2015, ed è questo forse il punto meno comprensibile di tutta la faccenda, un esito favorevole dell’istruttoria di Valutazione di Incidenza della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche Abitative – Area Sistemi Naturali pur essendo la zona individuata posta a ridosso del SIC (sito di interesse comunitario) marino più esteso del Lazio (3740 ettari) denominato IT6000013 “Fondali tra Capo Circeo e Terracina” nei cui fondali sono presenti diverse tipologie di habitat e specie (Posidonia Oceanica codice 1120, Cymodocea Nodosa codice 1110, habitat Coralligeno codice 1170, Pinna Nobilis ) di rilevante interesse comunitario che necessitano di una stretta protezione, come specificato nell’allegato I, II e IV della direttiva 92/43/CE, nota anche come “direttiva Habitat”. Le praterie di Posidonia Oceanica sono considerate le più forti concentratrici di materia vivente del Mediterraneo oltre che un efficace protezione contro l’erosione del litorale. Da ricordare che la Valutazione di Incidenza è il procedimento di carattere preventivo introdotto dall’articolo 6, comma 3, della “direttiva Habitat” (recepita con DPR 357 del 1997 modificato ed integrato dal DPR 120 del 2003) e ha come obiettivo la salvaguardia dell’integrità e l’equilibrio ambientale dei SIC. Inoltre con la Deliberazione Regionale 604 del 3/11/2015 (peraltro stranamente non citata nell’atto di rilascio dell’autorizzazione), alcuni SIC tra cui il SIC IT6000013 sono stati modificati nelle delimitazioni. In particolare il SIC IT6000013 è stato ampliato per tener conto del progressivo accrescimento negli anni della Posidonia – anche a seguito dei maggiori controlli sulla pesca a strascico – e anche per salvaguardare i nuovi habitat che sono stati recentemente rilevati (Cymodocea Nodosa, habitat Coralligeno).

Il Forum di Agenda21 locale aveva espresso nell’aprile 2015, come d’altro canto l’Amministrazione di Terracina con delibera di G.C n° 39 del 5 marzo 2015, un circostanziato parere contrario al rilascio della concessione tenuto conto del possibile impatto sull’ecosistema marino ed evidenziando che la zona individuata non è classificata per l’espletamento di attività di allevamento di molluschi da parte della Regione Lazio, ai sensi del Regolamento CE 854/2004 e della Determinazione Regionale D3130 del 24/09/2007.

 

SIC

Risulta del resto evidente che, essendo Terracina un paese a forte vocazione turistica, dal 2015 assegnataria di Bandiera Blu e sempre dal 2015 assegnataria di due Vele di Legambiente, è necessario salvaguardare tutte le attività costiere della città prevenendo le possibili ricadute negative sulla economia locale: sul turismo balneare ed il suo stretto legame con la qualità, la pulizia e la trasparenza delle acque, sulla fruizione e la tutela del paesaggio (500.000 m2 di mare cosparsi di fitte boe non è certamente un bel vedersi), sulla navigazione marittima visto il movimento (intenso durante la stagione estiva) di imbarcazioni da diporto da Porto Badino e Foce Sisto verso Capo Circeo e le Isole Pontine, sulla economia della pesca locale, etc.
Inoltre nel 2015, la Regione Lazio (la stessa che ha concesso l’autorizzazione), ha concluso il progetto “Mare Nostrum”, con il quale già nel 2007 aveva stanziato 900.000 euro per il raddoppio di un’Area Marina Protetta nello specchio acqueo antistante il tratto di costa tra Porto Badino e Terracina, finalizzata a preservare e sviluppare la fauna e la flora acquatiche e, nel contempo, l’ecosistema marino, con particolare riguardo a misure intese a tutelare e migliorare l’ambiente dei siti rientranti nella rete ecologica europea “Natura 2000” (bando Regione Lazio FEP 2007-2013, asse prioritario 3 misure di interesse comune, Misura 3.2 (Art. 38 Reg. CE n. 1198/2006), principale strumento della politica dell’Unione europea per la conservazione della biodiversità, col fine di favorire la protezione ed il ripopolamento delle specie ittiche e vegetali.
“Ci attiveremo da subito presso la Regione Lazio, coinvolgendo eventualmente anche il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e le Istituzioni Europee competenti (anche tramite il procedimento EU PILOT), per rappresentare il caso di Terracina”, afferma Roberto Scacchi, Presidente di Legambiente Lazio, insieme ad Anna Giannetti, Presidente del Circolo Legambiente di Terracina.
In particolare il Circolo Legambiente di Terracina, il quale supporterà qualsiasi azione di ricorso giurisdizionale, chiede da subito alla Regione Lazio, d’intesa con Legambiente Lazio e il Forum di Agenda21 locale:
• di partecipare al costituendo tavolo promosso dall’assessore all’Ambiente per rappresentare le problematiche ambientali generate dalla suddetta determinazione;
• di approfondire nel dettaglio tecnico e scientifico, le motivazioni che hanno determinato l’esito favorevole della valutazione di incidenza del 26 gennaio 2015 (prot. 036565);
• di sottoporre comunque ad una nuova e complessiva valutazione di impatto ambientale l’intero progetto visto che un SIC è per sua natura una realtà dinamica in continua evoluzione, che con la Deliberazione Regionale 604 del 3 novembre 2015 il SIC IT6000013 è stato ampliato di ben 360 ettari e che la citata deliberazione indica che tutti gli adempimenti relativi all’attuazione della Direttive 92/43/CEE e del DPR 357/97 e s.m.i. dovranno avere quale riferimento cartografico le nuove delimitazioni adottate con la stessa deliberazione.
La valutazione deve comunque tener conto, con riferimento ai criteri individuati dalla letteratura scientifica internazionale in materia, degli impatti generati – ad esempio dai numerosi grossi corpi morti in calcestruzzo di cui è previsto l’impiego, dall’accumulo di sporcizia e limo di cui si impregnano le corde utilizzate, dal rischio di contaminazione da malattie, parassiti e organismi incrostanti visto che i molluschi sono soggetti a numerose malattie parassitarie, batteriche e virali, oltre al problema generale dello smaltimento dei gusci- sul delicato equilibrio di tutto l’ecosistema; sulle praterie di posidonia oceanica e sugli altri habitat presenti nel SIC IT6000013; sulle comunità bentoniche sottostanti a causa dell’eccessiva sedimentazione di materia organica, della carenza di ossigeno (ipossia e anossia) e degli effetti tossici del solfuro di idrogeno (H2S); sul popolamento ittico e sulle aree di nursery per via dell’ingente assorbimento di fitoplancton dovuto all’acquacoltura dei mitili rispetto alla capacità di rigenerazione dell’ecosistema locale.